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Numero 03 giovedì 17 febbraio 2011 |
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STORIA
I santi Sebastiano e Rocco hanno luoghi dedicati e lazzarone è
sinonimo di sporco La Morte Nera del 1348 non è finita Peste e dintorni restano nel linguaggio La peste nera o, anche, "morte nera", del 1348, ebbe ripercussioni, linguistiche e culturali, persino nel defilato e dimenticato "Cantuccio di Gubbio", coincidente, grossomodo,con l'attuale area del Parco Naturale Regionale di Monte Cucco. Tra gli anni 1334 e 1346, la prima ondata di pestilenza iniziò col toccare la Cina, per poi diffondersi, attraverso i traffici e i commerci, soprattutto marittimi, in tutta l'Europa. Nel Medioevo, si evitava persino di chiamare la peste con il suo vero, temibile nome, per denominarla, ad esempio, semplicemente e, per antonomasia, "morbo". Da noi, tale contagio dovette anche essere conosciuto con il sostantivo "pesta" (oggi si dice "è 'na pèsta!" per significare 'un gran puzzo', usando, talvolta, anche l'aggettivo e aggettivo sostantivato correlato: "'mpestato" in, ad esempio:" sai 'no 'mpestato!"), ma, forse, anche con quelli di "brutto male" o "mal cattivo". Così come il medico degli appestati portava in mano un lungo bastone per non doverli toccare direttamente con le mani e, dunque, per non volersi contagiare, così, da noi, di una persona repellente e disgustosa quanto all'aspetto, si diceva: "io, quella, 'n la toccarìa (o toccarèbbe) manco co' 'nna canna!". Nel primo documento biografico, una lauda trequattrocentesca, sul beato Tomasso Grasselli della Costa San Savino di Costacciaro (1262 - 1337) si diceva, di lui, "che dal morbo era campato", cioè 'che era scampato alla peste' ("tanto da Dio fo amato che dal morbo era campato"). Di un vino cattivo, o di un'altra bevanda imbevibile, i nostri contadini dicevano: "è la triàca!", evocando inconsciamente, con tale nome, uno dei dubbi rimedi, sul tipo della panacea, un tempo in uso, per curare la peste. Contro la peste si invocava, per lo più, l'intercessione di san Sebastiano, che ha diverse chiese dedicate nell'eugubinogualdese (e un pregevole affresco, ad esempio, attribuito ad Orlando Merlini, in San Francesco di Costacciaro) e fabrianese-cagliese (San Sebastiano di Marischio, ecc.). San Rocco era l'altro santo maggiormente invocato contro la peste. Moltissime chiese e chiesette, due delle quali anche a Cantiano e Costacciaro, sorgono, tuttora, lungo la nostra gloriosa via Flaminia, da Cagli a Gualdo Tadino e oltre. Per mettere in evidenza l'aspetto oltremodo decadente con il quale veniva raffigurato, dai pittori, il Santo, un proverbio locale recitava, testualmente: "san Rocco, san Rocco: 'na scarpa e 'no zocco…". Molti ancora, inoltre, i luoghi denominati San Lazzaro o Lazzaretto, a Gubbio, Villa Scirca, Fabriano (chiesa di Santa Maria del Popolo o "Lazzaretto", fuori le mura, nei pressi del successivo cimitero delle Cortine), Gualdo Tadino, ecc. Per insultare qualcuno, da noi si dice ancora, talvolta, "sai 'n lazzarone!" e, a Gualdo Tadino, "pari 'n san Lazzaro!", "te sai fatto comme san Lazzaro!", espressioni talora impiegate per indicare uno messo assai male in arnese, cioè a dire estremamente trasandato, sporco, malato e simili. Il famoso medico umbro Gentile da Foligno, cercò di curare la peste, venendo, però, da essa contagiato e morendo dello stesso, identico morbo. Il movimento dei flagellanti, fondato da Raniero Fasani di Perugia nel 1260, detto, altresì, dei Crociferi, nacque e si sviluppò anche quale strumento d'espiazione dei peccati che, secondo molti dell’epoca, sarebbero stati all'origine della punizione divina della peste. L'Europa (specie Francia ed Inghilterra), già alle prese, sin dal 1337, con le distruzioni della Guerra dei Cent'Anni, fu definitivamente piegata dalla terribile prova della peste del 1348, cui, in Italia, s'aggiunsero le funeste conseguenze del forte terremoto, manifestatosi nello stesso anno. Dovunque vennero erette chiese e luoghi sacri ai santi sopra citati, ma, anche, alle tante Madonne della Salute, dei Rimedi, del Soccorso, presenti in Italia, come Santa Maria della Salute a Venezia, città nuovamente colpita, tra il 1630 ed il 1631, dal mortifero morbo, noto anche, in Italia, come "peste manzoniana". La peste originò, tuttavia, anche quello straordinario movimento spontaneo di volontariato che furono, in realtà, le confraternite, religiose e laicali, le quali, spesso, fondarono e gestirono molti degli ospedali dell'epoca, luoghi di pionieristica sperimentazione dell'assistenza sanitaria e socio-assistenziale di oggi. Euro Puletti
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