Il ruolo storico positivo assolto dall’Università degli Uomini Originari di Costacciaro |
Le rendite dell’Università degli Uomini Originari di Costacciaro furono, sin dall’inizio della sua plurisecolare storia (metà del secolo XIII), sempre, ed in massima parte, devolute alla pubblica utilità ed al comune vantaggio. “Pubblica utilità devi cercare, non mai il vantaggio tuo particolare!”, era, infatti, parafrasato, l’imperativo categorico dell’antico sodalizio. Ogni anno, talune macchie erano, ad esempio, destinate al taglio da parte degli indigenti; venivano, dunque, praticamente donate per esclusivo uso dei poveri e non mai vendute a scopo di lucro. Sul Monte Cucco, ad esempio, il gran “bosco della Pìgnola” era destinato al taglio, finalizzato ad alimentare il forno dell’Università, nel quale chiunque poteva andare a cuocere gratuitamente il proprio pane, e che, in progresso di tempo, sarà, in pratica, donato al Comune. I più poveri potevano anche far macinare, del tutto gratuitamente, i loro cereali nei mulini dell’Università. Gli ordini religiosi di frati e monache ricevevano, poi, in maniera tutt’affatto gratuita, la legna da parte dell’Università, e, con essi, anche i medici condotti (allora chiamati “fisici”). Per ottenere questo privilegio, i “dottori fisici”, o “fisici condotti”, dovevano, però, prestarsi a curare, e gratuitamente, tutti gli abitanti poveri qui domiciliati, altrimenti avrebbero immediatamente perduto ogni diritto. Concessioni di boschi da tagliare, d’aree d’affitto da destinare alla coltivazione delle erbe da fieno, di luoghi di seminagione, e di carbonizzazione della legna, erano accordate, a condizioni di grande favore, alle famiglie del paese e dei centri circonvicini, ma, sempre, per esclusivo uso delle popolazioni dell’area del Monte Cucco. I locali, anche non Condomini, purché qui stabilmente domiciliati, potevano sempre far legna e pali, per uso del focolare, della vigna e dell’orto della loro casa. I coloni, non condomini, potevano mandare gratuitamente, o pagando quote assai modeste, quasi simboliche, i suini, purché ferrati, al pascolo sulla montagna, specie al “tempo della faggiola” (autunno). Perfino i “casengoli” (cioè, in assoluto, i più poveri fra tutti gli abitanti dei paesi) erano autorizzati a condurre al pascolo i bestiami, da loro custoditi, sulle proprietà dell’Ente. Sgravi fiscali, sovvenzioni, e “sponsorizzazioni” ante litteram, erano, di sovente, concessi ai singoli ed al Comune. Erano, altresì, spesso accordati prestiti agevolati per la costruzione di case e per il restauro di vecchi edifici e venivano, inoltre, concessi in un affitto, spesso pressoché simbolico, beni immobili dell’Università. Chiunque, dimostrando di avere, nel comune di Costacciaro, “uno stabile domicilio più che centenario”, poteva “affrancarsi”, vale a dire entrare a far parte, “a pieno titolo”, dell’Università. I cosiddetti “luoghi pii”, vale a dire le dimore dei Frati Francescani Minori Conventuali, delle Monache Benedettine, e del Parroco (aggregato, perlopiù, al Clero Secolare), erano considerati, in tutto e per tutto, come aventi gli stessi, identici diritti di quelli che venivano goduti dai Condomini, ed erano, perciò, a questi ultimi, statutariamente equiparati. I monaci dell’Eremo di San Girolamo di Monte Cucco, pur risiedendo in Comune di Pascelupo, furono sempre lasciati completamente liberi di far legna nei finitimi boschi dell’Università degli Uomini Originari di Costacciaro. Per scongiurare la virulenta e mortifera pestilenza che colpì Costacciaro nel 1850, tanto ed a tal punto da far dichiarare il comune “interdetto” ad ogni transito, ed a costringere alla segregazione dei malati nel lazzaretto, l’Università fece realizzare, a proprie spese, la statua lignea di San Rocco dallo scultore eugubino Ceccarelli, detto Pipìllo. Nel 1912, la chiesa di San Rocco (in base al resoconto d’una coeva visita pastorale) risultava, infatti, ancora di legittima proprietà dell’Università degli Uomini Originari di Costacciaro. Euro Puletti |