Riprendiamo il commento con una
serie di osservazioni sull' insediamento templare nella zona di Monte
Cucco e Costacciaro utilizzando i testi di Euro Puletti, appassionato
ricercatore del mondo misterioso dei templari. Euro Puletti scrive: tra V
e VI secolo, infatti, dalla Sardegna (forse dall'antico centro
fenicio- punico e poi romano di Sulci, l'attuale Sant'Antioco, dove ci sono
memorie del passaggio dei primi testimoni della nuova Fede) furono
traslate a Gubbio le reliquie di alcuni santi martiri di Numidia,: quelle
di Mariano (lettore) e Giacomo (diacono), che furono portate nella
cattedrale, di cui divennero titolari; quelle di Emiliano, soldato martire
e di una santa donna con due figli gemelli, martiri anch'essi, furono
traslate in località Congiuntoli, dove, poi, forse su un preesistente
luogo sacro pagano (il paganesimo considerò sempre le confluenze fluviali
e torrentizie, così come il trivium stradale, anche esso presente in
questo sito, luoghi sacri, perché fungenti da metafora oggettuale del
concetto della "coincidentia oppositorum" la conciliazione delle
manifestazioni e delle realtà antitetiche), fu edificato all'interno della
diocesi di Nocera Umbra e nella parrocchia di Perticano l'eremo di cui
parla Pier Damiani, e, in progresso di tempo, tra il principio del XIII e
gli inizi del XIV secolo, l'attuale chiesa e complesso abbaziale. Solo la
ricchezza di un Ordine Religioso Cavalleresco come quello dei Templari,
che, lo ripeto, aveva una precettoria proprio nella vicinissima Perticano,
poteva far fronte alle ingenti spese derivanti dalla costruzione del
cenobio, e, soprattutto, della magnificente chiesa dagli altissimi archi a
tutto sesto di stile romanico-gotico. Le linee sobrie ed essenziali di
tale tempio cristiano, poi, ben si attagliano allo stile spoglio e
purissimo che caratterizzò l'architettura sacra prediletta dai Templari,
con 1'angolo retto come elemento costruttivo di base, che unicamente
ingentilivano taluni fregi scultorei in corrispondenza di finestre e
capitelli. Una croce greca, cui s'è poco sopra accennato, datata 1286, è
murata sopra l'arco sestiacuto della finestra della navata laterale della
chiesa, che guarda verso il retrospetto del medesimo edificio. Non appare
per nulla casuale il fatto che l'ambiziosissimo progetto della chiesa
rimanesse incompiuto per probabile, improvvisa mancanza di mezzi
finanziari, proprio al tempo della soppressione dell'Ordine dei Cavalieri
del Tempio di Gerusalemme, decretata nell'anno 1312. Venuti a mancare i
denari dei Templari, ma, probabilmente, anche la volontà (da parte dei
loro acerrimi detrattori ed avversari) di portare avanti il progetto
(dall'Ordine religioso-cavalleresco elaborato e
già parzialmente
realizzato), la chiesa abbaziale dovette essere lasciata mutila e
incompiuta. L'ipotesi secondo cui la chiesa e l'abbazia di Sant'Emiliano
furono erette e "gestite" dai Templari potrebbe chiarire anche la ragione
della scarsità dei suoi documenti, che, come tutto ciò che riguardava i
Templari (epigrafi, croci, monete, pergamene, precettorie, domus, magioni
e quant'altro) dovettero andare incontro alla distruzione fisica e ad una
sorta di "damnatio memoriae" di romana memoria. L'Abbazia, sorgendo su di
una posizione davvero strategica, fu fortificata tra i secoli XIV e XV,
con il nuovo nome di Palatium Sancti Miliani o Castri Sancti Miliani. In
Sardegna numerose sono le chiese dedicate a Sant'Emiliano o a San
Gemiliano o San Mamiliano. Tra queste spesso si fa una gran confusione.
Tutti questi santi spesso sono denominati nella parlata locale Santu
Millanu, più o meno come il Palatium Sancti Milani che abbiamo appena
citato. Ma, mentre Sant'Emiliano ha una storia diversa, San Mamiliano era
ricordato come santo che aveva creato la comunità monastica di Montecristo,
che aveva delle dipendenze in Corsica e in Sardegna, dedicate a Santu
millanu, a S. Gregorio, a Sant'Elia ed ad altri santi diversi. Abbiamo
trovato che alcune chiese di Santu Millanu in Sardegna ricadono in zone di
influenza o di presenza dei Templari, (come Santu Millanu in Sestu, San
Gemiliano presso Cagliari). Sarebbe successo che Montecristo, abitato da
frati ribelli al Pontefice, sarebbe stato assegnato dal papa ai
Camaldolesi, poi ai Cistercensi ed infine ai Templari, nella ricerca di un
loro controllo adeguato. Questa serie di cambiamenti si può notare in
alcuni documenti, segnalati da Bianca Capone, relativi alla famosa Abbazia
del Ponte presso Vulci, dove appunto il castello viene occupato in
successione dai tre ordini (benedettini, cistercensi, e Templari). E per
il terzo ordine un documento pubblicato da Fulvio Bramato ci indica come
castellano del Castello dell'Abbazia del Ponte un Templare, un certo frate
Paolo. Tutto ciò non può che confermare ciò che ha scritto Euro Puletti
per l'abbazia o Palatium Sancti Miliani del Monte Cucco. |