COSTACCIARO IL
PERSONAGGIO A 70 anni dalla morte,
ricordiamo il giovane soldato di Villa Col dé Canali

Quirino
Cinti Storia di coraggio e tragedia
di Euro Puletti
Ricorsi il 2 luglio i 70 anni della
morte del soldato Quirino Cinti. A Villa Col de' Canali, su Palazzo
Morelli, è posta la lapide a lui dedicata con l'aquila nera in volo,
che
tiene fra gli artigli una corona d'alloro e il fascio littorio. Sotto la
lapide si legge: "I legionari di Villa al valoroso camerata Cinti
Quirino". Figlio di Giuseppe Cinti e Assunta Lupini e fratello di
Pasquale, Antonio, Giovanni, Maria, Candida e Pierina, Quirino era
partito in buona fede con altri compaesani con l'ardore della
giovinezza. Partito per la guerra, per un ideale che si rivelerà poi
iniquo. Nato il 18 gennaio 1911 a Villa Col de' Canali, aveva solo 25
anni nel 1936 ed era stato pronto a obbedire al richiamo della patria,
non sapendo ancora che i proclami del fascismo mascheravano una guerra
coloniale: quella d'Etiopia del 1935‑36. Partito volontario con altri
"arditi" di Villa "per l'Africa orientale destinati", aveva perso la
vita nel 1936 per tifo nella base intendenza di Enda jesus, allora
comandata dal tenente colonnello, poi generale di brigata, e medaglia
d'oro al valor militare, Dardano Fenulli, eroe della Resistenza.
Quirino fu sepolto in Etiopia, a Enda Jesus, Makallè, presso la fronte
difensiva di Forte Galliano, non lungi dal Passo di Dogheà. Una foto al
cimitero di Costacciaro ce lo mostra giovane e in abiti militari di
soldato del Genio.
Siccome a Villa di suoi parenti non ce ne sono più,
abbiamo chiesto aiuto a quelli dimoranti fuori. Alcune testimonianze
sono dei nipoti, in particolare Barbara Monti di Nocera Umbra e Quirina
Cinti, che ha riacquistato il nome dello zio, fratello del padre
Giovanni. Barbara Monti, figlia di una sorella di Quirino, Candida, se
lo ricorda ancora, soldato, con le fasce ai polpacci, che lei, bambina,
credeva fasciature su ferite infertegli in guerra. La nonna di Barbara,
madre di Quirino, Assunta Lupini, straziata dal dolore per la così
tragica perdita del figlio, tramandava che Quirino sarebbe stato alto
più di due metri e avrebbe sempre conservato, da adulto, un volto da
bambino. Assunta sarebbe stata anche insignita dall'Esercito di una
medaglia d'oro alla memoria, che però la famiglia ora non possiede.
Nella casa paterna di Quirino, a Villa, sono tuttavia conservati alcuni
altri ricordi.
Da tali racconti, e anche da quelli del dottor Ivo
Puletti, che da ragazzo l'aveva conosciuto, e di Alfredo Morelli di
Villa, tenuto a battesimo da Quirino, abbiamo appreso come, giovane,
bello, alto e coraggioso, Quirino partisse entusiasta per la guerra. II
suo giovanile entusiasmo fu però troppo presto raggelato dall'algido
abbraccio d'un morbo impietoso. Un commilitone e amico di Quirino, che
passò con lui la notte d'agonia, l'avrebbe invitato a resistere fino
all'alba, perché ‑ diceva ‑ l'avrebbero rimandato a casa. Quirino non
avrebbe creduto all'incoraggiamento, mormorando: "Non supererò questa
nottata". La notte fu invece superata, ma, assalita da forti
convulsioni, la vita di Quirino fu stroncata all'una eventi del
pomeriggio. Nel 1975 le spoglie furono trasferite in Italia e con
l'intervento dell'allora sindaco Fedele Galli, commosso dalle parole
della nipote di Quirino, Barbara, furono tumulate nel civico cimitero costacciarolo, accolte con onori e accompagnate dai conforti
religiosi. Alla cerimonia un picchetto d'onore dell'Esercito (fece il
presentatanm di fronte alla chiesa di Villa e suonò il Silenzio
al cimitero), il graduato cappellano militare della caserma di Spoleto,
il sindaco, il segretario del comune Nazareno Vergari, i vigili, i
carabinieri e tanti cittadini. Toccanti i momenti in cui i fratelli di
Quirino, Antonio e Giovanni, medaglie militari al petto, tennero a
lungo una mano sulla cassettina con le spoglie, zincata e ricoperta dal
tricolore. Per la ricorrenza dei Morti i familiari di Quirino
vorrebbero di nuovo ricordarlo ufficialmente con una cerimonia.
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