COSTACCIARO IL BEL GESTO DI UN
SIGNORE DI SALERNO IN RICORDO DELLA FIGLIA
In
dono al paese una statua del BEATO TOMMASO
Un dono inatteso. E per questo ancor più
apprezzato. Un dono inusuale: una statua di marmo alta due metri e
mezzo. Del beato Tommaso, patrono del paese. Costacciaro l'ha ricevuta
da un signore che viene nemmeno da troppo vicino. Una storia
particolare. Bella. Che, sotto, nasconde dolore e voglia di non
dimenticare.
Sentimenti contrapposti che vivono insieme. Sentite un po'
com'è andata. Tutto inizia il 14 agosto dello scorso anno. Carmine
Marciano è un signore di Acropoli, provincia di Salemo, in visita da
queste parti. Quel giorno si trova all'interno della chiesa di San
Francesco, in pieno centro storico. Nota in particolare le spoglie del
beato Tommaso. Uscito dalla chiesa, s'imbatte in Angelo Galli, residente
in paese e presidente del Centro socioculturale, onlus costacciarola. A
quest'ultimo, Marciano, colpito dalle spoglie del patrono, chiede se in
paese si possa trovare un souvenir, qualcosa che rappresenti il beato.
Poi continua: chiede ulteriori informazioni su questa importante figura
religiosa e storica. Galli risponde volentieri alle richieste del
visitatore e, alla fine, i due si scambiano i numeri di telefono.
Marciano fa quindi una promessa del tutto inconsueta, che, appunto, è la
statua (lui è marmista e possiede una ditta). II presidente del centro
socioculturale, però, rimane un po' perplesso, pensando a qualcosa di
difficile da mantenere. "Come una scherzosa presa in giro", racconta.
Galli e Marciano non si sentono per un anno. Arriviamo all'agosto 2007.
Racconta il primo: "E chi ci pensava più! Mi telefona all'improvviso
dicendomi che, a sue spese, aveva realizzato la statua. Un metro e venti
più un metro e trenta di piedistallo. Tutto in marmo di Carrara. Un dono
bellissimo per il paese. A quel punto gli ho dovuto credere per forza. .
.". Il problema, allora, diventa che Galli, scettico, non aveva
avvertito nessuno, tempo prima: "Così abbiamo dovuto organizzare
un'assemblea e far deliberare positivamente il consiglio comunale". A
tempo di record. Tutto liscio, insomma: arriva il giorno
dell'inaugurazione. Ci sono il signor Marciano e il presidente Galli. II
sindaco Bellucci e il parroco don Nando. Si festeggia con un rinfresco e
la gente, tanta, intona preghiere e inni al beato Tommaso. Ma cosa
"nasconde" il gesto dì Carmine Marciano? In realtà, a sentire lui, non è
la prima volta che compie un'azione del genere. Questo signore ha perso
una figlia (Dolores il suo nome) in giovane età. Per colpa di un
incidente stradale. Il dolore dev'essere immenso. Ma lo stesso vale per
la voglia di ricordare. Così, ogni volta che resta colpito dai luoghi
che visita e dall'accoglienza che gli riserva la gente, Marciano fa dono
a tali posti e a chi li abita di qualcosa che porti una targa in memoria
della figlia Sì, c'è anche a Costacciaro.
G. M.
COSTACCIARO
Incontro sulle energie rinnovabili con l’assessore regionale e la
Provincia…
BOTTINI si sbottona: meno burocrazia, più impianti
di
Gianluca Marchese
L’energia alternativa torna alla
ribalta. Con tutte le difficoltà che incontra nonostante i tanti
proclami a favore (sempre più sospettati di essere finti) che più volte
ci tocca sentire in tv. A Costacciaro si è tenuto un convegno su energia
rinnovabile e risparmio energetico. Per lo più incentrato sul
fotovoltaico (incentivi, finanziamenti e realizzazione degli impianti
anche nel nostro comprensorio, con diversi rappresentanti di Sìnergia al
tavolo, tra cui il presidente Stefano Felicioni), ma non solo.
Impossibile, ad esempio, dimenticare l'eolico.
Risorsa immensa. La
presenza di Lamberto Bottini, assessore regionale all'ambiente, ha
permesso ai presenti di capire il domani, non solo in Umbria, e il
riassetto delle energie alternative. Bottini ha denunciato un
incartamento politico‑istituzionale‑burocratico, un "male" tutto
italiano, che non vuole impianti di biomasse, fotovoltaici, di pale
eoliche, non vuole il nucleare e altro a causa dell'impatto ambientale.
Non che vada bene tutto e l'alternativa dev'essere "selvaggia", però non
si può dimenticare come produciamo rifiuti, consumiamo energia, acqua e
petrolio a dismisura e poi protestiamo: proprio qui la politica non deve
sposare la non politica. Anche perché il protocollo di Kyoto incombe
come una spada di Damocle sulla testa degli italiani (se non rientreremo
nei parametri entro pochi anni, per il Bel Paese salate saranno le
"multe", sottoforma di "quote verdi", da pagare; un boomerang, insomma).
L’assessore si è stupito della quasi totale assenza di politici locali
(c'erano il sindaco Bellucci e il vicesindaco di Scheggia Cenci,
presente anche come vicepresidente del Parco). I primi passi, i primi
accorgimenti, anche piccoli, infatti, possono farli proprio gli enti
locali (dalle nostre parti, comunque, i passi sono stati fatti più o
meno in tutti i Comuni Bottini, inoltre, è intervenuto spiegando il
nuovo riassetto del piano regionale delle energie alternative e del
risparmio energetico: cercare di informare e non intralciare
burocraticamente chi progetta, chi installa, chi gestisce gli impianti,
agevolando il finanziamento. Del resto di inversioni di tendenza se ne
sta discutendo anche in Provincia. Poco più di un mese fa, ad esempio,
l'assessore provinciale Palmiro Giovagnola, relazionando sulle
osservazioni sulle varianti al Piano territoriale di coordinamento
provinciale, è stato chiaro, parlando di eolico: "L'aver posto il limite
di 50 pale eoliche (per una produzione massima di 100 megawatt) sul
territorio provinciale non vuol dire chiudere le porte a un innalzamento
di questo vincolo, fino a poter soddisfare il fabbisogno energetico
regionale pari a 200‑220 megawatt. Per far ciò occorre rivedere il Piano
energetico regionale, esigenza che la Provincia ha già sottoposto
all'attenzione della Regione". Del resto, con tutte le cautele del caso,
certo, perché rinunciare a una produzione di ulteriori 120 megawatt e
soddisfare in maniera finalmente pulita il fabbisogno umbro? Tra gli
altri, all'incontro di Costacciaro era presente Mario Franceschetti di
Autonomia Energetica, che ha ricordato come in Europa siamo fra gli
ultimi a sviluppare energie alternative. E ciò pur godendo di sole,
vento e acqua: se non si riparte da leggi che agevolano questo futuro,
pagheremo un alto dazio, perché la nostra dipendenza estera è sempre più
elevata. Cambierà mai qualcosa? Cambierà mai il vento? 0 il sole?
"Cose è la vita,
caro direttore"
Carissimo
direttore, sento il dovere di ringraziarla pubblicamente per lo spazio
concessomi. Alla fine del 2005, dopo la straziante perdita della mia
cara consorte Marulla, io sono rimasto, a quasi ottantanove anni d'età,
il solo protagonista di una lunga marcia in solitaria, iniziata,
nell'anno di disgrazia 1917, con la catastrofica ritirata di Caporetto,
quando mio padre moriva e io nascevo, già orfano, in quel di
Costacciaro. Dal nome del mio caro babbo, Giuseppe, umile ma
intelligente e onesto contadino del remoto podere della "Scassaiola", il
più povero del comune, io ho mutuato, e per sempre, il mio, chiamiamolo
così, "nome di battaglia" di "Peppino". Sono stato insegnante
elementare, primo sindaco democratico e repubblicano di Costacciaro,
tenente dell'esercito italiano nella "Folgore", comandante partigiano,
storico e ricercatore, gagliardo combattente, da ufficiale, in Grecia,
anche con la pleurite, fiero resistente, da comandante partigiano, a
Bastogi, sulla linea gotica. Questo e altro, molto altro ancora, è stato
il sottoscritto, e quest'anno novantenne, maestro Lupini... A volte,
però, il mio carattere di "uomo d'assalto" mi conduce a perdere le
staffe e, allora, mi faccio del male da me stesso. Ho frequentato il
magistrale solo per un anno, vista la scarsezza iniziale dei miei mezzi
economici. Mi considero un autodidatta, anche se molto dotato da madre
natura e da Dio, e ho, quindi, sempre dovuto confrontarmi molto con gli
studiosi, diciamo così, "patentati", per cui sono diventato allergico
alle baronie intellettuali. Oramai giunto al mio tramonto fisico, sono
sempre stato, e rimango, molto religioso e, quindi, debbo combattere la
mia superbia, che è il peccato primo e di Lucifero. Questa è la vita.
Anche il professore universitario di Perugia, che ha fatto inserire la
sua opinione nel mio libro "Storia di Costacciaro", mi disse, una volta,
che non era mai riuscito a farsi leggere qualche cosa dai suoi studenti.
Calorosi saluti riconoscenti.
"Ruggero Lupini Peppino"
COMPRENSORIO IL PERSONAGGIO
Presentata una serie di racconti sulla sua professione
Ambrogi, il medico-poeta che regala emozioni
di Guido
Giovagnoli
• Il 14esimo libro di poesie e una serie
di racconti relativi alla sua professione di medico. La penna di Dante
Ambrogi, andato in pensione all'età di 75 anni, continua a regalare
emozioni. Mercoledì 24 ottobre a Gubbio ha presentato questi lavori.
Quello che Ambrogi ha definito semplicemente un passatempo, lo ha
portato a vincere negli anni premi come il "Valentino d'oro" nel 1988 a
Terni, il "Giuseppe Ungaretti" per la poesia e la prosa a Sorrento
sempre nello stesso anno, il premio "Firenze 2003" per la poesia
conferitogli dal Centro Cultura Firenze, il "San Valentino 2005" e altri
attribuitigli nella sua regione. Ma partiamo dai racconti che riguardano
la sua professione.
Caro
Dante, ne avrà viste di cotte e di crude... "Beh, il medico ai miei
tempi era chirurgo, pediatra, ginecologo, ufficiale sanitario, un tutto
fare. In questi racconti c'è uno spaccato di vita quotidiana di quei
tempi, in giro per le case quando si necessitava della mia figura".
Qualche aneddoto particolare? "Innumerevoli. Ne racconto un paio. Il
primo riguarda un parto a Isola Fossara. C'era tanta neve che non si
riusciva a passare. Chiamai anche il medico di Cantiano ma anche per lui
non fu possibile raggiungere la signora alle prese con forti dolori. Non
persi coraggio e dopo tanta fatica raggiunsi Isola Fossara. Lei, nel
frattempo aveva partorito, ma c'era da toglierle la placenta. Chiamai in
aiuto il medico di Costacciaro. Fu lui a guidarmi la mano. Alla fine
salvammo la vita alla ragazza. E poi un altro episodio ‑ prosegue
Ambrogi ‑ a Scheggia quando soccorsi una certa Giuditta della Leggera.
Era rinomata per essere una guaritrice. Aveva fatto fortuna. Anziana,
all'età di 87 anni, s'ammalò. Mi chiamarono i figli: le diagnosticai
un'acuta broncopolmonite. Era grave: tentai il tutto per tutto
attaccandole delle sanguisughe per toglierle il sangue malato. Ma non ci
fu nulla da fare. Lei, in punto di morte, mi s'avvicinò e disse: `Caro
dottore, nella vita quello che ho fatto l'ho fregato...'. Sono alcuni
aneddoti dei tanti...". E torniamo alla poesia, al 14esimo libro
intitolato " ll torrente". "Rappresenta la continuazione degli
altri, su quella linea dell'ermetismo che oggi, via via si è dileguata.
Colgo questa occasione per ritornare indietro negli anni e rendere
omaggio a chi ha contribuito a esaltare questa mia passione: cominciai a
scrivere al liceo di San Martino a Gubbio, retto dalla domenicane nella
figura di suor Giuseppina Della Stella. Lo chiamavamo il liceo delle
`Peppe. Lì ricordo monsignor Origene Rogari, insegnava l'italiano. Mi
ripeteva: 'All'università prendi lettere'. Non gli diedi ascolto, ma fu
comunque da stimolo per scrivere. E aggiungo altri che mi sostenerono in
questo percorso, come Umberto Ajò, che ritengo il miglior poeta eugubino
degli ultimi 40/50 anni, e Pietro Ubaldi, professore al ginnasio di
Gubbio dal 1931 al 1951 e mio paziente. Tutti li conservo nel mio
cuore".
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