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Costacciaro - Durante i lavori
di restauro nelle duecentesca "Torre dell'Orologio", il parroco Nando
Dormi responsabile del cantiere della casa canonica, collegato da
impalcatura con la torre, ha fatto un’inaspettata quanto interessante
scoperta: Una campana medioevale, forse trecentesca, resiste, da secoli,
al martellamento del piccolo maglio che "batte l'ora", e la fa rintoccare
nelle più diverse occasioni. La
grande campana, che emette un bel suono
argentino, presenta, fuse nel suo bronzo, due iscrizioni epigrafiche. Una
è collocata nella sua parte sommitale, mentre l'altra in quella più ampia
e "scampanata". La scritta in alto, per la quale è stato usato il
carattere onciale, è costituita da monogrammi, o digrammi, mentre quella
in basso, pure in onciale, mostra sia parole scritte per esteso, sia
termini contratti, nonché una bella croce, di tipologia greca e patente.
Appare difficile e prematuro fornire un'interpretazione rigorosa alle
lettere poste in alto, l'iscrizione in basso sembrerebbe recitare così: "Quest'opera
fu fatta al tempo del Signore Francesco (ma il nome non è di sicura
interpretazione) dei Gabrielli (abbreviato in "de Gabrielib")". Franciscus
de Gabriel(l)ibus, importante uomo d'arme eugubino, operò, specialmente,
negli anni '80 del XIV secolo. Ancora nel XIV secolo, i Gabrielli dettero
alla Chiesa i vescovi di Gubbio Pietro e Gabriele. Nel 1350, i De
Gabriel(l)ibus presero, poi, parte attiva alla storia di Costacciaro, in
occasione di un contenzioso, apertosi tra Giacomo ("Jacomo") e Giovanni
Gabrielli per il possesso dell'abbazia di Insula Filiorum Manfredi.
Mentre, infatti, Giovanni voleva che questa fosse stata affidata alla
guida del monaco Ceccolo, Giacomo la ottenne per suo nipote Gabriele
("Gabriello"), anch'egli monaco della citata badia avellanita, e, forse,
identificabile con l'omonimo vescovo di Gubbio, elevato agli onori della
Cattedra eugubina nel 1377, di cui il succitato Francesco era fratello. II
compìto di interpretare correttamente e in maniera scientifica, e
definitiva, l’iscrizione della campana è stato assunto dalla brava
paleografa eugubina, professoressa Patrizia Biscarini. Costei ha già
riconosciuto numerose chiare analogie formali tra 1'iscrizione superiore
della campana di Costacciaro e quella della cosiddetta "Scoletta" di
Gubbio, anch'essa Medioevale. Una probabile campana trecentesca, con tanto
di testo epigrafico, è, davvero, cosa rara, e rappresenta, certo, un
prezioso documento storico e artistico, per la cui scoperta dobbiamo tutti
essere grati al parroco di Costacciaro, che, con questo, ed altri
ritrovamenti, sta rischiarando molti lati oscuri della nostra storia. Per
questi ed altri motivi, occorrerebbe che il Comune di Costacciaro
deliberasse in favore della rimozione della campana dalla torre civica,
sostituendola con una sua copia, affinché il prezioso originale possa
essere restaurato e conservato all'interno del Museo del Parco, come una
delle più pregiate vestigia della nostra storia. Qualora, infatti, il raro
cimelio dovesse rompersi, perderemmo un irripetibile documento, ancora
risuonante delle più varie note del nostro passato.
Euro Puletti
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