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Partecipata assemblea a Costacciaro. Ma qualcuno paventa danni per la montagnaGrotte aperte, il progetto va avantiMonte Cucco: ora si attende il placet della Regione
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Costacciaro - Da anni si parla
di un progetto per l'apertura ai turisti delle grotte Rita Boini La polemica Speleologi, ambientalisti ed escursionisti sono contrari all'intervento “Portare la gente con le navette su strade montane non può costituire un modello di sviluppo” Costacciaro - (r.b.) Per Marcello Migliarini, presidente dei Cai di Gubbio, il progetto è inutile, la spesa (era previsto un investimento di un miliardo e ottocento milioni di vecchie lire che nell'ultima stesura sono saliti a circa due miliardi e duecento milioni) è sproporzionata rispetto agli eventuali utili, inoltre vi sono timori per l'impatto ambientale. Per accedere ad uno degli ingressi si deve passare per un'antica faggeta, grotte come quelle di Frasassi sono accessibili senza passare per boschi antichi. Ubaldo Scavizzi, consigliere della Comunità montana per i Verdi ma anche, ci tiene a sottolinearlo, geologo e guida escursionistica regolarmente iscritto ai relativi albi, dice che portare gente, seppure con le navette, sulle strade montane non costituisce un modello di sviluppo. Il progetto è stato fatto senza coinvolgere Cai, gruppi speleologici, cooperative che lavorano sulla montagna e che la conoscono bene. Parlavecchio, presidente regionale dei Verdi, dice che lo sviluppo economico e turistico del parco non deve per forza svolgersi all'interno di esso, ma strutturarsi con una serie di iniziative e postazioni tutt'attorno. Roberto Salvatori, presidente della cooperativa Diantene, sottolinea tra l'altro come non siano necessarie due entrate, basta quella già esistente. La seconda, dice, non è mai stata un'entrata, ma soltanto un pertugio, uno dei tanti che si trovano nelle grotte carsiche. Molti sono i motivi per cui non si trova d'accordo con il progetto, non il fatto in sè dell'apertura ai turisti, ma l'approccio esclusivamente utilitaristico nei confronti dell'ambiente. Salvatori teme per l'ecosistema ed anche, dice, che il parco si trasformi in un "parco-giochi". Alberto Sorbini, antropologo ed esperto di storia e problemi del turismo afferma che una buona programmazione turistica oggi passa per un marketing del territorio per così dire integrato, ambiente, arte, prodotti tipici. Montefalco ne è un esempio splendido, 20 anni fa i turisti andavano a vedere Benozzo Gozzoli ed erano un'èlite, oggi molti vanno a Montefalco per il vino e la gastronomia e passano anche a vedere le opere di Gozzoli. Oggi è cambiato il modo di fare turismo, chi arriva in un luogo visita i monumenti, ma vuole anche i prodotti, i vini, è un turismo molto equilibrato. Un tempo non esisteva un tipo di turismo che rischiava di distruggere nel senso che paventiamo noi. I grandi viaggiatori erano pochi, era materialmente impossibile. Però questi grandi viaggiatori consideravano gli indigeni come incivili, saccheggiavano i luoghi dove passavano. Trollope nel 1861 scriveva che a Gubbio tutto era in vendita ed acquistabile, da viaggiatori e da mercanti. Il turismo è sempre stato anche un incontro/scontro tra culture, ha creato trasformazioni radicali rispetto a persone e luoghi. Talvolta anche fenomeni positivi: è capitato che attraverso il turismo alcune culture hanno preso consapevolezza delle loro tradizioni, hanno iniziato a conservarle, a proteggerle, hanno preso coscienza della loro storia. Per contro c'è sempre il rischio che tutto diventi turistizzato. Ad esempio i Toraya, un popolo che vive in Indonesia, celebravano la sepoltura dei loro defunti quando erano riusciti ad acquistare una certa quantità di maiali e bufali da uccidere, con una cerimonia anche cruenta, cui seguiva una libagione collettiva. Il turismo ha portato ad un fenomeno, anche incoraggiato dal governo che finanzia per questo i Toraya: la cerimonia si fa non quando si ha il bestiame necessario, ma quando ci sono i turisti, a loro uso e consumo. Paolo Forti, dell'Università di Bologna, sostiene che troppi visitatori possono essere un pericolo per la sorgente Acqua: 350mila cittadini potrebbero restare all'asciutto Lanciato l'allarme per la salute della fonte Scirca Costacciaro ‑ (r. b.) Nel corso della riunione a Costacciaro Giovanni Badino, speleologo e docente.di Ecologia all'Università di Torino sottolinea che un problema è costituito da dove mettere i turisti fuori della grotta, che ha visitato e di cui conosce, perciò, anche le parti esterne, luoghi in cui non pare possibile un grande traffico. Inoltre, dice Badino, si debbono fare molti monitoraggi. Il fatto che vi siano grotte che sopportano anche mille visitatori: al giorno senza risentirne non significa nulla, ogni grotta è una cosa a sè stante. Quanto al nuovo ingresso c'è il rischio che sia impattante, si devono fare controlli molto severi. Paolo Forti, docente di Geomorfologia è Speleologia all'Università di Bologna, afferma di conoscere la questione, sono stato, anche convocato, perché pareva che avrei fatto parte della Commissione di impatto ambientale, anche se poi non se ne è fatto niente. Il problema maggiore non è la grotta, che tra l'altro è "turistica" da almeno un secolo, se non si considerano i visitatori che la conoscono dal Cinquecento". "Il problema più forte - spiega ‑ è la fonte Scirca e riguarda ben 350mila persone, tante sono quelle che la fonte rifornisce d'acqua tramite l'acquedotto. E' in corso di pubblicazione una carta di vulnerabilità curata dal Gruppo nazionale difesa catastrofi idrogeologiche che riguarda la sorgente Scirca, una sorgente molto importante. La frequenza turistica può essere un pericolo per il bene dell'acqua, il problema grave non è l'abbattimento di quattro alberi o l’allargamento di un sentiero. La presenza di turisti, che camminano, e passano sulla montagna, aumenta l'inquinamento, a rischiare i danni maggiori non è la grotta ma la parte di montagna che costituisce il bacino di ricarico della sorgente Scirca. L'acqua che piove in quel versante della montagna si infiltra infatti nella sorgente, si rischia che l'acqua perda di qualità. Inoltre vi è il rischio di disturbare la fauna selvatica". Quanto alla grotta ‑ prosegue il docente universitario ‑ non è assolutamente necessario il secondo ingresso, basta quello dalla parte di Sigillo, che è molto vasto, mentre il tratto in disuso è molto delicato. L'attuale ingresso è stato già molto trafficato, si può aprire anche a un numero più vasto di, visitatori, naturalmente se si applicano tutti i criteri. In quello che dovrebbe essere il secondo ingresso, l'apertura su Costacciaro, vi sono delle concrezioni che non è il caso di toccare, di rimuovere. Il lato dell'attuale ingresso è ampio, rispetto a quest'altro, i turisti avrebbero la possibilità di vedere la grotta nella sua bellezza comunque. Rimane il problema delle infrastrutture, il problema delle toilette, che è più importante di quanto non si pensi. Per non creare inquinamento dovrebbero essere strutturate come quelle delle roulotte, in cui non vi è scarico ma si porta via tutto". Insomma intorno a questo progetto ci sono tanti opposti punti di vista. Adesso toccherà a coloro che sono deputati valutare quanto sia opportuno creare o non creare nuove aperture. Favorendo così l'afflusso di turisti sul monte Cucco. R.B.
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