Periodico mensile gratuito

anno 2, numero 03/2011 (giovedì 24 marzo 2011)

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"La Bestia del Monte Cucco", leggenda o realtà?

La criptozoologia s'interroga ancora sulla natura dello sconosciuto animale

di Euro Puletti

Due distinte zone della Francia sono restate famose per la supposta presenza d'alieni esseri animali di natura sconosciuta all'uomo: La Bestia del Vaccarès e La Bestia del Gévaudan. È solo per poco se anche l'Alta Umbria nordorientale appenninica non sia rimasta, anch'essa, legata all'enigmatica ed inquietante presenza della sua "Bestia del Monte Cucco". Era una domenica del maggio 1997, infatti, quando l'allora sessantenne ristoratore locale Oddo Brunamonti di Costa San Savino di Costacciaro, intento a far legna sulle boscose colline eugubine, distese tra Scheggia e Gubbio, avvista, d'improvviso, un essere completamente sconosciuto perfino ai suoi occhi di esperto cacciatore e grandissimo conoscitore dei Monte Cucco. Dotata di folta pelliccia color mogano, di due file di denti piatti all'interno delle rosseggianti fauci, e di luminosi occhi rosso fuoco, come iniettati di sangue, la creatura, rizzataglisi di fronte agli occhi sulle zampe posteriori, mostra di essere alta pressappoco come un uomo di media statura, e di pesare, apparentemente, circa 180 chili. Per me, afferma Oddo, dopo lunga riflessione sull'esperienza, è sicuramente un "orso genetico", scappato da qualche laboratorio scientifico. Oddo aggiunge, inoltre: "dev'essere, però, 'lattónzo'", cioè lattone, lattante, e questo lo si vede bene dal "polpastro", vale a dire dal polpastrello delle zampe che ha stampato, come profonde orme, nel fango della folta macchia". "Lancia un urlo acuto, la belva, quasi disumano" -aggiungono, inoltre, alcuni credibili pastori della zona‑ che si sono visti orribilmente dilaniare, ed infine ammazzare, numerose pecore ed alcuni cani. "No, non può essere stato un lupo ‑spiegano altri pastori, rispondendo seccamente alle numerose obiezioni avanzate dagli esperti­ perché un lupo non ce l'avrebbe mai fatta ad uccidere, in quella maniera, i miei fortissimi cani da pastore maremmano‑abruzzesi. I lupi, infatti, temono i cani e l'uomo e li fuggono sempre ed ovunque". Tornato a casa, Oddo denuncia, ben presto, l'avvistamento alla guardia forestale e ad altre istituzioni poste a presidio del territorio, venendo preso subito sul serio. Interrogato dalle guardie, Oddo fornisce ulteriori e più particolareggiati dettagli sull'aspetto della bestia: "Quando si è alzata in piedi, ho visto che aveva le zampe davanti con tre dita ed una specie di sperone d'appoggio di dietro, all'altezza del tallone. Poi, si è nascosto di nuovo nel bosco, ma tutte le piante si piegavano e tremavano, come di paura, al suo passaggio". Dopo tali testimonianze, si scatena una vera e propria "caccia al mostro", da parte di forestale e carabinieri, nonché d'esperti provenienti da Perugia e Firenze, una caccia serrata, ma ‑sembra‑ infruttuosa, durata per più d'un mese, con insistenti perlustrazioni dell'area, giornalieri sorvoli della zona con l'ausilio dell'elicottero, ricerca di testimonianze e tracce della presenza di questa che potrebbe essere benissimo definita "La Bestia del Monte Cucco". Vengono, fra l'altro, rilevate le impronte della creatura e raccolti campioni del suo folto e lungo pelame bruno. A distanza di quasi quattordici anni dalla vicenda, sarebbe bene, ora, secondo me, riesaminare, "a mente fredda", il caso, riflettendo sul fatto che è matematicamente impossibile che un uomo schietto come Oddo Brunamonti, ormai ultra settantenne, possa essersi inventato tutto di sana pianta. Da tale vicenda, infatti, Oddo è uscito con le ossa rotte e con un senso di sfiducia e paura che gli è rimasto dentro. Amareggiato, contrastato e deriso, Brunamonti avrebbe davvero fatto volentieri a meno di tanta involontaria pubblicità, piovutagli, d'improvviso, addosso. Io conosco Oddo praticamente dalla nascita ed anzi egli è stato uno dei miei più preziosi e fidati informatori in tante e tante ricerche, umanistiche e scientifiche, da me compiute, sul Monte Cucco, in quest'ultimo ventennio. Non ho mai trovato inesatte o, peggio, mendaci, le sue segnalazioni, ma, anzi, sempre molto precise e puntualmente circostanziate. A fine giugno 1997, sulla vicenda cominciava a calare già il silenzio, silenzio, poi, fattosi tombale, in séguito allo scatenamento di un'altra e più terribile bestia: il devastante terremoto dell'ottobre di quell'anno.