Il Tesoro della Saràga di Villa
Scirca di Sigillo
La leggenda d'un forziere,
protetto, per secoli, all'ombra del Monte Cucco
di Guerriero Simonetti
ed Euro Puletti
Le leggende di
tesori
nascosti fanno parte della tradizione di molti paesi e popoli ed anche
fra le defilate montagne del Parco di Monte Cucco se ne sente rimbalzare
l'eco, sebbene, sempre più spesso, oramai, flebile ed indistinta. Una
delle meno note fra queste narra, ad esempio, che, in un terreno
agricolo sottostante alla frazione di Villa Scirca e, più precisamente,
in corrispondenza del luogo denominato ."Saràga", o "Saràghe", fosse
celato un enigmatico tesoro. Nel borbottio della leggenda si percepisce
come tale tesoro fosse nascosto o da masnadieri o da un misterioso
cavaliere, forse templare, in precipitosa fuga. Il riferimento fisico
del luogo ci conduce, classicamente, vicino alla quercia più grande (si
noti la similitudine con il tesoro del Faggeto, nascosto vicino al
faggio più maestoso della località montana di Faggeto Tondo) e, la "Saràga",
era, per l'appunto, un luogo caratterizzato dalla presenza di querce
quasi millenarie. La misteriosa esistenza del tesoro ci conduce, poi, ad
un avvenimento realmente accaduto. Eccovi, allora, la storia così come
essa ci è stata tramandata. Si racconta che, verso la fine del 1800, due
uomini, di cui uno visionario, Costanzi Giulio, detto "Marcaccio",
accompagnato da un medium, venuto da fuori, individuarono il luogo
dov'era, probabilmente, ricelato il tesoro e, dopo giorni di scavi,
videro emergere due casse, ma, tra il fumo, anche un agnello nero (il
diavolo), "bestia cupa" che gli intimò di non continuare gli scavi, pena
la morte. I due, allora, si fermarono, raccontando, in séguito, che i
proprietari del terreno, i Simonetti di Villa Scirca, avevano trovato il
tesoro e che esso consisteva in due casse, ricolme di marenghi. Dello
stesso fatto, un nipote del proprietario dei terreno racconta che suo
nonno, stufo delle continue buche sul suo campo, nascose della polvere
nera nella più profonda delle cavità, polvere pirica che, poi, con uno
stratagemma, furtivamente accese, mentre i visionari scavavano, facendo
"la fumata del diavolo". Da quel giorno in poi, gli arditi cercatori di
tesori, non ebbero mai più visioni. Forse il maleficio dei Templari,
come si è visto, in qualche modo, funzionò. Il tesoro, però, secondo
noi, è ancora là, in attesa d'essere ritrovato, là, proprio alle "Saràghe",
luogo d'antico insediamento umano, pieno di pietre, mattoni, fascino e
mistero. |