Periodico mensile gratuito

anno 1, numero 13/2010 (giovedì 18 novembre 2010)

 

Il Tesoro della Saràga di Villa Scirca di Sigillo

La leggenda d'un forziere, protetto, per secoli, all'ombra del Monte Cucco

 

di Guerriero Simonetti ed Euro Puletti

Le leggende di tesori nascosti fanno parte della tradizione di molti paesi e popoli ed anche fra le defilate montagne del Parco di Monte Cucco se ne sente rimbalzare l'eco, sebbene, sempre più spesso, oramai, flebile ed indistinta. Una delle meno note fra queste narra, ad esempio, che, in un terreno agricolo sottostante alla frazione di Villa Scirca e, più precisamente, in corrispondenza del luogo denominato ."Saràga", o "Saràghe", fosse celato un enigmatico tesoro. Nel borbottio della leggenda si percepisce come tale tesoro fosse nascosto o da masnadieri o da un misterioso cavaliere, forse templare, in precipitosa fuga. Il riferimento fisico del luogo ci conduce, classicamente, vicino alla quercia più grande (si noti la similitudine con il tesoro del Faggeto, nascosto vicino al faggio più maestoso della località montana di Faggeto Tondo) e, la "Saràga", era, per l'appunto, un luogo caratterizzato dalla presenza di querce quasi millenarie. La misteriosa esistenza del tesoro ci conduce, poi, ad un avvenimento realmente accaduto. Eccovi, allora, la storia così come essa ci è stata tramandata. Si racconta che, verso la fine del 1800, due uomini, di cui uno visionario, Costanzi Giulio, detto "Marcaccio", accompagnato da un medium, venuto da fuori, individuarono il luogo dov'era, probabilmente, ricelato il tesoro e, dopo giorni di scavi, videro emergere due casse, ma, tra il fumo, anche un agnello nero (il diavolo), "bestia cupa" che gli intimò di non continuare gli scavi, pena la morte. I due, allora, si fermarono, raccontando, in séguito, che i proprietari del terreno, i Simonetti di Villa Scirca, avevano trovato il tesoro e che esso consisteva in due casse, ricolme di marenghi. Dello stesso fatto, un nipote del proprietario dei terreno racconta che suo nonno, stufo delle continue buche sul suo campo, nascose della polvere nera nella più profonda delle cavità, polvere pirica che, poi, con uno stratagemma, furtivamente accese, mentre i visionari scavavano, facendo "la fumata del diavolo". Da quel giorno in poi, gli arditi cercatori di tesori, non ebbero mai più visioni. Forse il maleficio dei Templari, come si è visto, in qualche modo, funzionò. Il tesoro, però, secondo noi, è ancora là, in attesa d'essere ritrovato, là, proprio alle "Saràghe", luogo d'antico insediamento umano, pieno di pietre, mattoni, fascino e mistero.