Periodico mensile gratuito

anno 2, numero 02/2011 (giovedì 17 febbraio 2011)

 

Il "lupo di Gubbio" è vivo e vegeto e gode di ottima salute...

Intanto gli allevatori invocano un più incisivo piano di gestione faunistica per contenere i danni

«Nel corso del 2010 ben 100 capi di bestiame sono stati sbranati dai lupi» È quanto afferma il dirigente del servizio veterinario dell'Asl 1 Norberto Quadraroli, interpellato da don Ubaldo Braccini, parroco di Torre Calzolari che fin dal 2004 ha denunciato i gravi danni causati da questo animale nell'Eugubino. Quadraroli ha anche spiegato che le aggressioni si sono progressivamente avvicinate ai centri abitati, perché i lupi si sarebbero con il tempo abituati all'uomo. Conciliare la necessità di difendere il bestiame con la giusta esigenza di salvaguardare un mammifero, quale il lupo, considerato a rischio estinzione dovrebbe portarci a trovare soluzioni efficaci, ma non cruente, incentrate soprattutto sulla prevenzione. Lo stesso dirigente del servizio veterinario dell’Asl 1, suggerisce di ricorrere a "cani pastore ben addestrati e recinzioni elettriche antilupo, per le quali la Provincia di Perugia mette a disposizioni dei finanziamenti specifici". Un giusto compromesso per tutelare la zootecnia e rispettare la biodiversità apportata dal lupo. Nel box a fianco potete leggere un interessante intervento di Euro Puletti e Guerriero Simonetti sull'argomento.

C.N.

La gestione della fauna selvatica nel Parco di Mon­te Cucco: il caso del cinghiale e del lupo

di Euro Puletti e Guerriero Simonetti

Il cinghiale ricomparve, sulla nostra montagna, solamente negli anni Ottanta del secolo scorso, ed il lupo fece lo stesso, ma dopo essersi eclissato per circa un trentennio (1960‑1990). Ritornando ai nostri giorni, crediamo che, per eliminare, o drasticamente ridurre, i gravosi ed ingenti danni che agricoltori ed allevatori del Monte Cucco debbono sopportare ogni anno, dileggiati da risibili risarcimenti, salvaguardare gli automobilisti e, non per ultimo, proteggere la flora dei pascoli e la restante fauna selvatica, ci voglia un più incisivo controllo di quelle specie che risultano, in qualche modo, competitrici alimentari dell'uomo dell'Appennino. Non ci è noto se alle dipendenze del Parco vi sia un tecnico faunistico, o si adoperi una consulenza esterna, vi sia, oppure non vi sia, un piano di gestione faunistica, in ogni caso, le autorità preposte alla gestione faunistica del Parco di Monte Cucco dovrebbero, a nostro avviso, essere maggiormente presenti e propositive. Del lupo, specie protetta in tutto il territorio italiano, si è sopravvalutato, crediamo, il ruolo di equilibratore naturale, ritenendo che esso potesse, da solo, ridimensionare la specie cinghiale, visione superficiale del problema, perché ciò si verifica, naturalmente, in un ambiente non antropizzato, ma non in territorio con forte attività umana, poiché, come tutte le cose del mondo, il lupo, tende al minimo di energia, perciò, prima di tutto, esso preda greggi, vitellini e puledrini, meno difficili da catturare, poi la fauna selvatica e, quindi, la cura naturale prospettata è divenuta peggiore del male. Agli allevatori non resta, ora, che sperare in congrui e rapidi risarcimenti. Auspichiamo, perciò, il fattivo interessamento delle autorità locali presso Regione e Provincia. Il cinghiale, piaga del Parco, sebbene controllato in diverse maniere: cattura con gabbie, girate, selezione, continua a presentare una popolazione abnorme, se rapportata al territorio disponibile. Ad un osservatore esterno, il nostro Parco dovrebbe, così, apparire quasi alla stregua di un'oasi di ripopolamento per i cinghiali, ma gestita dai cacciatori, infatti i sopracitati metodi di cattura vengono attuati saltuariamente e con poca vigoria, mentre il suide dovrebbe essere trattato in maniera draconiana, onde evitare lo scempio del pregiato territorio del Parco. Gli agricoltori sono esasperati e si aspettano soluzioni rapide al problema, mentre gli automobilisti sperano, oramai, unicamente nella loro buona sorte. Abbiamo, in ultimo, ascoltato il parere d'un saggio indigeno, l'unico amico del Diàntene (il diavolo nella nostra cultura popolare, ma, anche, un abitatore fantastico del Monte Cucco, sorta di Pan nostrale, rustico e bonario, protetto, per millenni, dalle più inestricabili macchie e misteriose grotte della montagna), che alla nostra domanda su cosa dovessimo, noi, fare per salvare il Monte Cucco dai cinghiali, cosi ci rispose: "Fate comme 'na volta, che se metteva 'na tàjja "... noi: sugli animali? e lui, tra il serio ed il faceto " nòoone, mettetela su le autorità competenti"