Anno 1° numero 3 marzo 2002

La vecchia “Flaminia” perde i gradi

 

Di Giuseppe Pellegrini

 

 

     Sorpresa e sgomento ha suscitato la notizia del ‘declassamento’ della Flaminia da strada nazionale a strada provinciale. Questa strada che con un ottimo stato di servizio ha prestato opera servile all’Italia e al mondo, fin da quando le legioni romane vi passavano per portare il nome di Roma oltre i confini nazionali, in Gallia ed in Bretagna. Gli uomini nuovi l’hanno mortificata, hanno sezionato il suo tratto, hanno fatto dei calcoli ed hanno deciso che essa non serve più, va messa in soffitta con le robe vecchie, inutili cianfrusaglie senza alcun valore. Non abbiamo alcuna intenzione di fare polemica. Quando si è duramente colpiti non ci si può irretire in polemiche sterili ma è necessario dimostrare a coloro che hanno sbagliato quale sia stato il loro errore ed indicare la via per poterlo riparare. Non intendiamo impostare il problema su basi politiche, poiché il tratto della Flaminia interessa ben sette comuni diretti, retti da amministrazioni democraticamente elette, ma pretendiamo soprattutto far rilevare l’importanza economica della strada. Una strada a scorrimento veloce dovrebbe arrivare alla E 45, ma al momento non conosciamo i tempi. Oltretutto il provvedimento ci sembra grottesco alla luce degli allargamenti apportati, in alcuni tratti fino a nove metri.

Ma da Foligno a Fossombrone, guarda caso, noi ci inoltriamo nella zona dell’Alta Umbria, che Flaminia, del suo traffico, della ricchezza che passa ogni giorno, aveva creato una delle ragioni essenziali di vita. Ogni attività turistica, ogni tentativo di creare nella zona attività industriali, aveva i suoi giusti presupposti nella strada. Ma non si è voluto tenere conto di ciò. Un’assurda decisione che uccide tutti i paesi della Flaminia, da Nocera a Gualdo, da Fossato a Sigillo e Costacciaro, da Scheggia a Cagli. Da qui una profonda amarezza, una voglia di guardarsi intorno e scuotere il capo, una voglia di suonare le campane delle nostre chiese a lutto, di radunare le popolazioni nelle piazze per dire loro, che anni di lavoro e di impegni, si sono persi per le incomprensioni di coloro che hanno dimenticato l’essenziale. Ovvero il rischio di far morire una zona fra le più belle dell’Italia centrale. Una simile iniziativa fu presa nel lontano 1961, quando si cercò, ancora una volta, di declassare la Flaminia. Allora i responsabili delle amministrazioni adottarono l’ordine del giorno in maniera unanime. Giustificato quindi l’allarme poiché la Flaminia, da rango di strada di grande comunicazione non debba venir declassata al rango di strada provinciale, utile solo al traffico locale e ricercata tutt’al più da qualche turista straniero che non resiste alla tentazione di calcare la storica strada consolare romana.