Numero 02 giovedì 4 febbraio 2010

 

MEMORIA Emilio e Gualtiero raccontano la deportazione e la gioia del ritorno

"Una tedesca mi portava pane e dolci"

"In Germania dopo il rastrellamento"

Emilio Bucciarelli e Gualtiero Romani, costacciaroli di nascita (il primo) e di adozione (il secondo), hanno ricevuto la medaglia d'onore. E' stato il prefetto della provincia di Perugia a consegnargli la medaglia conferita dal presidente della Repubblica quale riconoscimento ai "cittadini deportati o internati nei lager nazisti e destinati al lavoro, coatto per l'economia di guerra". Storie differenti, le loro, ma nei dettagli molto simili:Emilio prigioniero militare e Gualtiero civile, entrambi deportati in Germania e liberati all'arrivo degli alleati, sono tornati nel 1945, a fine guerra. Alla consegna delle medaglie (anche ad altri sopravvissuti della fascia), il 27 gennaio, nelle celebrazioni per la Giornata della Memoria, c'era il sindaco Rosella Bellucci. Emilio non è voluto mancare, Gualtiero ha dovuto delegare la sorella. Queste le vecchie e dolorose storie, tanto da meritarsi una medaglia.

Emilio Bucciarelli, 87 anni portati bene, è nato a Costacciaro nel '23 dove vive. Lui alla premiazione non è voluto mancare e dall'emozione si è fatto cadere dalle mani la medaglia appena consegnata . "E' stato un sogno poterla ricevere, è tanto che l'aspettavo". Nel settembre del 1942, a soli 19 anni, è stato mandato a Messina come militare di leva, poi in Grecia, nel Peloponneso, insieme ad altri componenti dell'esercito italiano come forza occupante. "E' stato un viaggio molto duro - spiega Emilio - durato 15 giorni: un giro lunghissimo". In Grecia, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, è stato fatto prigioniero dai tedeschi e deportato in Germania nelle vicinanze di Norimberga. "Un altro tragitto stremante: viaggiavamo sui vagone del carbone, a sponde alte ma scoperti. Inizialmente ci spostavamo da una parte all'altra, poi si siamo stabiliti a Rot, 28 chilometri da Norimberga. Eravamo 200 italiani - ricorda - tutti prigionieri, dentro un reticolato, con le Ss che ci controllavano giorno e notte con i fucili puntati e ci portavano a lavorare in fabbrica. Lavoravamo il rame e riparavamo i fili, poi si facevano le trincee". Dormendo nelle baracche e con il cibo che scarseggiava."Mangiavamo l'ortica, ma pure quella è finita. Per fortuna una vecchietta tedesca mi dava un pezzetto di pane al giorno e il lunedì, se ci scappava, anche il dolce". "Se è vivo  - aggiunge la moglie Maria - è perché ha sempre mangiato poco e quel poco gli bastava, adesso invece non si sazia mai". Alla fine del '44, con l'arrivo degli alleati americani, sono stati liberati: "Eravamo increduli. Ho cominciato a lavorare in uno spaccio militare fuori Norimberga: servivo la birra agli americani". A settembre del 1945 è tornato a casa. "Al mio rientro, Costacciaro mi ha fatto un brutto effetto. Vedevo tutto in miniatura: in Germania era tutto più largo". E i rumori dei bombardamenti, quelli, ancora non li dimentica. "Non riesco a guardare film di guerra: ho i rumori ancora nelle orecchie".

Gualtiero Romani, oggi 85 anni è in ottima salute. E' nato ad Arcevia nel '25 ma vive a Costacciaro da molti anni. Il 4 maggio del 1944, anche lui a soli 19 anni, è stato catturato dai tedeschi in un rastrellamento, insieme ad altri 50 o 60 uomini e donne, nella piazza di Arcevia e deportati in Germania. "Ci hanno accerchiato  - spiega -. Nessuno è potuto fuggire perché ci puntavano i fucili contro. Così è cominciato ill mio calvario: un viaggio stremante e infinito fino a Monaco di Baviera. Una volta arrivati, insiemi a molti altri italiani, siamo stati sparsi per tutta la Baviera. "Io sono stato mandato a Fisken (Kenpten) in alta Baviera, insieme a tutti i miei paesani, ai confini con la Svizzera. Ricordo tanto freddo, fame e fatica. Dovevamo lavorare tutti i giorni, mattina e sera, altrimenti non ci davano da mangiare. Non ci si poteva muovere". C'erà, però, chi stava peggio. "A un chilometro c'era un campo di punizione con molto politici e carcerati per delitti comuni". Finita la guerra con la sconfitta della Germania e prima dell'arrivo degli alleati, finalmente sono stati liberati. "Il lavoro è finito, potete andare" le parole dei soldati tedeschi il giorno della liberazione. "Non ci sembrava vero. Abbiamo subito deciso di fuggire senza aspettare l'arrivo degli alleati perché il confine era piuttosto vicino e ci siamo incamminati a piedi per un bel pezzo". Da lì comincia il rientro in patria. "Dormivamo per strada, nelle parrocchie, sotto i colonnati e, una volta superato il confine, ovunque ci presentavamo tutti erano disposti ad aiutarci. Davvero una gran bella accoglienza. Tutti sporchi e pieni di pidocchi, finalmente siamo tornati a casa, dopo più di 20 giorni di viaggio". Era il 14 maggio del '45. "Da quel giorno, dei miei concittadini di Arcevia partiti con me non ho rivisto più nessuno. In 3 sono morti di stenti in Germania, ma anche gli altri credo che siano morti, a eccezione di uno che vive in Argentina".

Roberto Panetta

 

A MILANO IL CUCCO SI E' FATTO BELLO

L'Umbria a Milano. Territorio compreso, che nella promozione della regione ha avuto un ruolo di primo piano. Una giornata, infatti, è stata dedicata agli itinerari tra gusto e natura e in particolare al Monte Cucco, alla dorsale appenninica, alla strada del vino e dell'olio.