"MONTE CUCCO"

 

 

In alto nel cielo

t’innalzi,

 superbo,

ed io che ti guardo,

dal basso,

son preso…

d’ammirazione

e m’inchino

a te d’innanzi.

Io sono un nonnulla

in mezzo ai dirupi

scavati dal tempo,

e, con me, esseri e cose

 sono ai tuoi piedi

annichiliti.

Cozzano le nubi,

di pioggia pesanti,

di contro ai tuoi scogli

calcarei lucenti,

come se s’infrangessero

 su un paracarro,

mentre sopito,

di un sonno profondo,

dormi.

Una scala puntata

è

nel cielo,

perché possan violarti

nuovi giganti.

Una porta,

segreta,

nel regno di pluto,

si apre,

 nel fianco,

e l’uomo conduce

 ne’ perigliosi

recessi

 d’atre caverne.

E quei che discende,

com’io pure scesi,

estatico

 ammira

 le secolari

stalàttiti e stalàgmiti.

Ma nero, degli antri,

profondo,

il silenzio,

violato dal debil

 pallore di lampe

al cuore appare,

pesante,

 come di tomba.

e poi si risale,

in alto,

alla luce,

come, dagli inferi regni,

salì orfeo.

in alto

è la cima,

che sempre

percuotono

 turbini e venti.

perché

non si frange,

di sole risplende,

e d’aurore,

perennemente.

Ivo Puletti