Anno XIX - N. 8 aprile 2006

COSTACCIARO

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L'INCHIESTA – Seconda tappa per scoprire il rapporto tra i Templari e Costacciaro

Il filo che lega San Francesco a San Bevignate

PERUGIA ‑ Entrare a San Bevignate è un privilegio per pochi eletti, almeno fino al prossimo 29 aprile, quando le porte del tempio per eccellenza dei templari saranno finalmente aperte a tutti e per giunta in maniera gratuita. Se l'ingresso, dunque, è affare per pochi occhi eletti (ancora) non altrettanto si può dire della storia degli affreschi della chiesa, riemersi dopo oltre sei secoli di silenzio, dalle pareti volutamente imbiancate da chi ereditando la chiesa, cerco in tutte le maniere di nascondere il suo passato templare. Ed è già questa la prima "questione storica in comune" che lega San Bevignate alla chiesa di San Francesco di Costacciaro. Infatti anche quest'ultimo edificio religioso, dopo i lavori di restauro post‑sisma, ha ridato alla luce: affreschi e croci templari in profusione. Tutti segni di un passato che era stato affossato dai francescani per nascondere l'eresia di un ordine completamente massacrato tra il 1312‑1313. Ma c'è un altro grande punto che lega San Bevignate a San Francesco di Costacciaro: un affresco dove San'Antonio abate si alza da una bara andando incontro alla verità. Una strana raffigurazione, per molti considerata esoterica, che non rientra nell'iconografia classica del santo e che soprattutto si trova solo a San Bevignate e a Costacciaro. Un affresco elitario che starebbe a dimostrare come l'edificio religioso di Costacciaro sarebbe stato qualcosa di più di un avamposto templare nei pressi dei possedimenti agricoli dell'Ordine. E c'è anche un'altra strada che conferma questa teoria. Secondo le fonti storiche i templari entrarono in grave conflitto con il più volte scomunicato Federico II; quest'ultimo denunciava l'asservimento dell'Ordine alla Chiesa come dimostrazione dell'odio verso il potere civile. Forse motivato da questo odio verso i Templari Federico II finanziò pesantemente la riqualificazione e il potenziamento della Rocca Flea di Gualdo Tadino che si trova ad una ventina di chilometri dal centro reclutamento e culturale di Costacciaro. Un'altro elemento per affermare che la chiesa di San Francesco sia templare è da ricercare nella raffigurazione di volti di guerrieri medioevali: le stesse immagini e armi si ritrovano sia a San Bevignate che a San Francesco.

Il mistero di San Bevignate

Gli studi dello storico Scarpellini

La chiesa di San Bevignate nel quartiere Monteluce di Perugia sta per diventare un importante centro di documentazione per la storia dei Templari in Europa. Non si poteva scegliere una sede migliore di questa per documentare la presenza sul continente dell'Ordine dei monaci guerrieri, difensori del Tempio di Gerusalemme e dei Cristiani in Palestina. I Templari edificarono in Italia, Malta, Francia e Spagna una grande quantità di chiese, castelli e magioni. L'Ordine cavalleresco possedeva nell'area di Perugia fondi agricoli che amministrava nella chiesa di San Bevignate. Il gruppo di monaci Templari che edificò la chiesa nel 1256 discendeva probabilmente da popolazioni galliche. La chiesa, all'inizio una piccola commanderia isolata, intorno al 1280 assunse un ruolo amministrativo importante nell'Italia centrale come precettoria per la gestione delle terre e dei beni templari nell'alto Lazio e nel sud della Toscana. Il ciclo pittorico che adorna le austere pareti della navata e dell'abside di San Bevignate è "a tutt'oggi ‑ secondo lo storico dell'arte Pietro Scarpellini ‑ il più ampio complesso pittorico esistente sui Templari, il più ricco d'immagini che abbiamo a disposizione". Tra gli affreschi presenti nell'unica navata della chiesa, nell'abside e nella controfacciata si distinguono il Giudizio Universale, uno scontro a Nablus tra Templari e Musulmani, l'incontro tra San Bevignate e il vescovo di Perugia. Sulle pareti della chiesa, elementi floreali si mescolano a motivi di animali, evocando una complessa simbologia morale. Tutte immagini dal forte impatto simbolico. Il ciclo di San Bevignate, realizzato tra il 1260 e il 1270 da maestranze locali e dal 1280 dal cosiddetto Maestro dei Dodici Apostoli, di maggiore levatura artistica, si distin­gue dagli affreschi custoditi in altre chiese templari per la singolarità di alcune scene. "Non sembra che sia stato rintracciato in nessun altra chiesa templare ‑ speiga Scarpellini ‑ un affresco con un gruppo di Templari che indossano gli abiti bianchi dei monaci, anziché i soliti indumenti militari". Si tratta della scena di un gruppo di Templari con leone rampante nella controffacciata, forse evocativa della leg­genda di San Girolamo che risana l'unghia al leone. La centralità di San Bevignate nella vita religiosa del tempo è testimoniata da una altro affresco con alcuni flagellanti, inserito nella scena del Giudizio Universale. , "I monaci di San Bevignate ‑ dice Scarpellini ‑, oltre ad amministrare i beni templari, svolgevano anche funzioni di assistenza e apostolato presso gli abitanti del luogo. Così, quando Raniero Fasani istituisce a Perugia nel 1260 il movimento dei, flagellanti che predicava la penitenza e la pubblica flagellazione, i Templari diedero ospitalità a Fasani e assorbirono nella loro sede il suo gruppo religioso". Scarpellini ritiene infatti che tra i flagellanti dipinti si distingue il ritratto di Raniero Fasani. Dalla sua fondazione fino al XVI secolo, San Bevignate è stato un punto di riferimento nella vita religiosa di Perugia. La chiesa sopravvivendo alla soppressione dell'Ordine dei Templari nel 1312, si è trasformata in un monastero femminile gestito dall'Ordine di San Giovanni che imbiancò gli affreschi templari. Nel 1876 la chiesa è passata al Demanio Comunale e solo agli inizi del novecento ci si accorse che sotto le imbiancature si nascondevano gli affreschi. La chiesa rimase per lungo tempo in stato di abbandono come deposito per la legna, canile e infine caserma dei Vigili del fuoco. Bisognerà aspettare gli anni '40 per l'inizio delle operazioni di restauro del ciclo pittorico eseguito da Luigi Funi. Il lavoro di Funi è stato ripreso negli anni '90 dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Perugia, che però secondo Scarpellini avrebbe "seguito le integrazioni di Funi solo in parte". Si capisce allora perché una chiesa dalla storia secolare, custode di un patrimonio storico e artistico di primo piano, meriti di essere riscoperta dal grande pubblico. Il centro di documentazione sull'Ordine cavalleresco dei Templari, che sarà aperto nella chiesa di San Bevignate dal Comune di Perugia a lavori di restauro ultimati, si propone questo ambizioso obiettivo. La chiesa diverrà un importante punto di riferimento a livello europeo per lo studio della storia dei Templari. Nella navata della chiesa sarà allestito un punto informatico dotato di un database con notizie su San Bevignate, gli insediamenti templari in Europa e con indicazioni sulle biblioteche e gli archivi dove consultare documenti sul Templari. Gli umbri, inoltre, potranno recarsi nella chiesa per trascorrere ore di cultura e svago intellettuale. San Bevigante diventerà sala pubblica con una capienza di 250 posti a sedere per concerti, mostre e conferenze.