Anno V° numero 157 luglio 2006

 

 

COSTACCIARO IL PERSONAGGIO A 70 anni dalla morte, ricordiamo il giovane soldato di Villa Col dé Canali

Quirino Cinti Storia di coraggio e tragedia

di Euro Puletti

Ricorsi il 2 luglio i 70 anni della morte del soldato Quirino Cinti. A Villa Col de' Canali, su Palazzo Morelli, è posta la lapide a lui dedicata con l'aquila nera in volo, che tiene fra gli artigli una corona d'alloro e il fascio littorio. Sotto la lapide si legge: "I legionari di Villa al valoroso camerata Cinti Quirino". Figlio di Giuseppe Cinti e Assunta Lupini e fratello di Pasquale, Antonio, Giovanni, Maria, Candida e Pierina, Quirino era partito in buona fede con altri compaesani con l'ardore della giovinezza. Partito per la guerra, per un ideale che si rivelerà poi iniquo. Nato il 18 gennaio 1911 a Villa Col de' Canali, aveva solo 25 anni nel 1936 ed era stato pronto a obbedire al richiamo della patria, non sapendo ancora che i proclami del fascismo mascheravano una guerra coloniale: quella d'Etiopia del 1935‑36. Partito volontario con altri "arditi" di Villa "per l'Africa orientale destinati", aveva perso la vita nel 1936 per tifo nella base intendenza di Enda jesus, allora comandata dal tenente colonnello, poi generale di brigata, e medaglia d'oro al valor militare, Dardano Fenulli, eroe della Resistenza. Quirino fu sepolto in Etiopia, a Enda Jesus, Makallè, presso la fronte difensiva di Forte Galliano, non lungi dal Passo di Dogheà. Una foto al cimitero di Costacciaro ce lo mostra giovane e in abiti militari di soldato del Genio. Siccome a Villa di suoi parenti non ce ne sono più, abbiamo chiesto aiuto a quelli dimoranti fuori. Alcune testimonianze sono dei nipoti, in particolare Barbara Monti di Nocera Umbra e Quirina Cinti, che ha riacquistato il nome dello zio, fratello del padre Giovanni. Barbara Monti, figlia di una sorella di Quirino, Candida, se lo ricorda ancora, soldato, con le fasce ai polpacci, che lei, bambina, credeva fasciature su ferite infertegli in guerra. La nonna di Barbara, madre di Quirino, Assunta Lupini, stra­ziata dal dolore per la così tra­gica perdita del figlio, tramandava che Quirino sarebbe stato alto più di due metri e avrebbe sempre conservato, da adulto, un volto da bambino. Assunta sarebbe stata anche insignita dall'Esercito di una medaglia d'oro alla memoria, che però la famiglia ora non possiede. Nella casa paterna di Quirino, a Villa, sono tuttavia conservati alcuni altri ricordi. Da tali racconti, e anche da quelli del dottor Ivo Puletti, che da ragazzo l'aveva conosciuto, e di Alfredo Morelli di Villa, tenuto a battesimo da Quirino, abbiamo appreso come, giovane, bello, alto e coraggioso, Quirino partisse entusiasta per la guerra. II suo giovanile entusiasmo fu però troppo presto raggelato dall'algido abbraccio d'un morbo impietoso. Un commilitone e amico di Quirino, che passò con lui la notte d'agonia, l'avrebbe invitato a resistere fino all'alba, perché ‑ diceva ‑ l'avrebbero rimandato a casa. Quirino non avrebbe creduto all'incoraggiamento, mormorando: "Non supererò questa nottata". La notte fu invece superata, ma, assalita da forti convulsioni, la vita di Quirino fu stroncata all'una eventi del pomeriggio. Nel 1975 le spoglie furono trasferite in Italia e con l'intervento dell'allora sindaco Fedele Galli, commosso dalle parole della nipote di Quirino, Barbara, furono tumulate nel civico cimitero costacciarolo, accolte con onori e accompagnate dai conforti religiosi. Alla cerimonia un picchetto d'onore dell'Esercito (fece il presentatanm di fronte alla chiesa di Villa e suonò il Silenzio al cimitero), il graduato cappellano militare della caserma di Spoleto, il sindaco, il segretario del comune Nazareno Vergari, i vigili, i carabinieri e tanti cittadini. Toccanti i momenti in cui i fratelli di Quirino, Antonio e Giovanni, medaglie militari al petto, tennero a lungo una mano sulla cassettina con le spoglie, zincata e ricoperta dal tricolore. Per la ricorrenza dei Morti i familiari di Quirino vorrebbero di nuovo ricordarlo ufficialmente con una cerimonia.