sabato 22 aprile 2006

Studio sul primitivo luogo del rifugio fatto dal fondatore dei Camaldolesi

L'eremo di Sitria ha un "antenato" a Loco

Scheggia - Secondo quanto si desume dagli scritti di San Pier Damiani, il primitivo eremo di Santa Maria Assunta di Sìtria venne fondato da san Romualdo nell'alta valle del torrente Artìno ("Arenti rivo), tra il monte Catria, il Fòria, il Nòcria e lo Strega, nell'anno 1014 circa. Esso doveva essere, in origine, molto semplicemente composto da una costruzione assai elementare e povera, rappresentata da piccole celle di pietra e legname locali. Le fonti scritte non ci hanno, purtroppo, tramandato l'indicazione del luogo esatto in cui era ubicato tale romitorio, che doveva, comunque, senz'altro sorgere a una quota maggiormente elevata rispetto a quella successiva abbazia, eretta, tra il 1018 ed il 1020, in località "val de Sìtria. Per giungere alla localizzazione, sia pure approssimativa, del vetusto eremo dobbiamo, allora, ricorrere alla tradizione di Isola Fossara di  Scheggia vuole, infatti, che il romitorio "de san Romaldo" sorgesse in località "Loco", quasi 500 metri più in alto dell'attuale abbazia e fosse maggiormente dislocato verso nord-est, cioè con favorevole esposizione sudoccidentale. La località "Loco" è costituita da un ripiano prativo, non molto esteso, ed oggi diffusamente riguadagnato dalla vegetazione aggettante sulla sottostante valle dell'Artìno. Prossima a tale località è la zona della "Valocaia" distesa a circa 900 m s.l.m., il cui nome altro non vuol dire se non 'Valle del Loco'. Stando sempre alle citate tradizioni orali, dai terreni della località "Loco" emergerebbero molte pietre, assai simili, per natura e lavorazione, a quelle che formano, tuttora, la struttura muraria di fondazione dell'abbazia di Sitria. Si vuole infatti, che, una volta abbandonato l'eremo primigenio, i monaci, o i loro lavoranti, facessero rotolare le pietre che lo costituivano giù per i fianchi scoscesi della montagna, o le facessero trasportare a valle con asini e muli, per riutilizzarle, poi, in parte, nel costruire la nuova abbazia. Venendo, ora, toponimo, "Loco", si potrebbe ipotizzare che esso derivi dal latino "locus", "luogo", qui inteso, però, nell'eccezione specifica di luogo religioso, o meglio, luogo dei frati, dei monaci, o degli eremiti ("locus fratorum, monacorum, o eremitarum"). Sarà, comunque, solo un più approfondito studio archeologico a poterci dire quale valore abbia quest'antica tradizione orale popolare.

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