Forse esito il mistero del “pesce fantasma” della Gola del Corno, dopo gli avvistamenti

Il torrente Sentino e l'enigma del "Capesciotto"

Costacciaro - Fino a qualche tempo fa, lungo il torrente Sentino, nel suggestivo tratto che attraversa la gola del calcarea rupestre del Corno di Catria,  i pescatori di Scheggia ed Isola Fossara sostenevano vivesse un grosso “gògio” (ittionimo popolare umbro, chiaramente derivato dal latino gobio), o capesciotto” (nome dialettale marchigiano di specie ittica, che allude, probabilmente, al “capo piatto” del pesce). Tale pesce era descritto come più lungo e più grande del “gogio del Chiasciòlo” (uno dei primissimi affluenti di sinistra del fiume Chiascio), locuzione con la quale si soleva, generalmente, indicare la specie ittica dello scazzone (Cottus gobio Linnaeus 1758). Il pesce volgarmente chiamato “capesciotto del Corno” dovrebbe verosimilmente identificarsi con la specie del ghiozzo (Padogobius nigricans Canestrini 1867), descritto, dai pescatori, una grande “cresta sul groppone” (probabilmente la pinna dorsale), e di colore pressoché nero. Taluni ritengono che quest'ultima specie ittica sia ormai completamente estinta dal Sentino mentre altri sostengono che esista tuttora, sebbene molto più rarefatta di un tempo. Dello scazzone, tuttavia, o del ghiozzo, parla anche un'antica leggenda popolare, raccolta, nel XIX secolo, dall'etnologo perugino prof. Giuseppe Bellucci, e legata a san Romualdo, fondatore dei monaci camaldolesi e della badia di Sitria, che sorge lungo il versante idrografico sinistro del torrente Artìno, tributario di sinistra del Sentino nei pressi di Isola Fossara (cfr. Giuseppe Bellucci, I capesciotti di san Romualdo. La sorgente dell’Artino, “rivista delle tradizioni popolari italiane”, a. I, fasc. XII, pp. 899-900). Questa leggenda agiografica vuole che San Romualdo, recluso a stria, avrebbe rifiutato di mangiare un capesciotto, propinatogli fritto dagli altri monaci, e, anzi, lo avrebbe rigettato nelle fresche acque dell’Artìno, dove esso si sarebbe, in men che non si dica, miracolosamente “rinvistato”. Da quel giorno in avanti i cosciotti popolanti l'Artìno sarebbero di “razza” assolutamente diversa da quelli che vivono (o vivevano) nel Sentino, forse perché d'aspetto accentuatamente maculato.

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