La ditta locale spiega i rapporti con l'opificio chiuso: "Stesso costo degli italiani"

I cinesi avevano un contratto in piena regola

Costacciaro - "Siamo del tutto estranei alla vicenda". Questo il primo commento dei titolari della ditta per la quale avveniva il confezionamento di manufatti da parte dell'opificio nelle campagne di Costacciaro e guidato da due cittadini cinesi regolari, scoperti nelle loro attività illegali durante un'operazione contro immigrazione clandestina e sfruttamento della manodopera straniera irregolare (in tutto nel capannone lavoravano in sette, tra cui tre clandestini) messa in atto dai carabinieri. "Noi spiegano ancora dalla ditta italiana - operiamo da 44 anni con professionalità, affidando dal 1988 la produzione a terzi, mentre questi cittadini cinesi sono qui da pochi mesi. La produzione che facevano per noi era assolutamente irrilevante". Ma quali i rapporti tra le due attività? "I rapporti avvenivano nella più completa legalità fiscale, come dice la documentazione già consegnata ai carabinieri, e il prezzo corrisposto per il lavoro che svolgevano era lo stesso di altre aziende italiane che lavorano per noi. Quindi non c'è mai stata alcuna speculazione. I contratti erano regolari, il nostro contratto era del tutto regolare. Non potevamo nemmeno immaginare il risvolto illegale, comunque, sottolineo, quest'azienda di cinesi è assolutamente a sé stante, non era indotto della nostra. Tant'è che lavoravano soprattutto per altri". Intanto, ieri, al tribunale di Gubbio, davanti al giudice Verola e al pm Silvia Nardi è stato confermato il decreto di espulsione per due dei tre arrestati, accompagnati al tribunale di Gubbio dall'ispettore scelto del carcere perugino Raffaele Arginò. Oggi, invece, direttissima a Perugia per il terzo arrestato, quello a capo dell'attività, che dovrà rispondere di reati ben più gravi.

Gianluca Marchese