Il duca della Rovere tentò di impossessarsi del monte Cucco, ma fallì nel suo intento

Quando tentarono di cacciare gli Uomini Originari

 

 

Costacciaro - Tra storia e leggenda: quando l'ultimo duca di Urbino tentò vanamente d'impossessarsi del monte Cucco. Francesco Maria Feltrio della Rovere, duca VI di Urbino, decise, un giorno, d'accampare un iniquo ed ingiustificato diritto di proprietà sui beni dell'Università degli Uomini Originari di Costacciaro, tentando di espropriar loro il monte Cucco. Il duca d'Urbino aveva, infatti, molta "gelosia" delle selve di faggio del monte Cucco, fra le quali si dice avesse una riserva di caccia. Questo diritto di possesso, gli stessi Uomini Originari, lo avevano esercitato del tutto legittimamente per più secoli, riuscendo, tra l’altro anche a venire fuori indenni da una scomunica di papa Clemente IV, nel 1265. Per usurpare il diritto di proprietà collettiva sui tre monti, acquisiti, nell'arco di altrettanti secoli, dai condomini, a prezzo d'indicibili sofferenze, ecco, allora, Francesco Maria II Della Rovere inviare sul monte un gruppo di guardiani. Le guardie, tutte armate d'archibugio, furono incaricate di presidiare il monte Cucco e di difenderlo dalle legittime reazioni rabbiose dei costacciaroli, con lo scopo d'impedire che, questi ultimi, avessero più a controllare e gestire, per il futuro, tale montagna. I costacciaroli di un tempo, tuttavia, si radunano, in fretta e furia, brandendo, inferociti, i loro bastoni pastorali di "legno stregone", quasi fossero state altrettante spade. Tutti i guardiani del duca vengono, uno ad uno, sonoramente bastonati. Questi forti uomini di Costacciaro mettono, così, in fuga le guardie ducali, costringendole ad una precipitosa ritirata. Non appena avvisato il duca piomba su Costacciaro, dove intende processare e far punire i costacciaroli. Alcuni influenti paesani, tuttavia, con l'assenso del duca, sembra riuscissero nell'intento di far trasferire il processo a Roma, presso il papa Urbano VIII, il quale, capendo che l'usurpatore è lo stesso duca, salva provvidenzialmente i costacciaroli dall'iniquo esproprio, che li avrebbe, senz'altro, ridotti alla fame.

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