Il reperimento del documento grazie alla ricerca del parroco don Ferdinando Maria Dormi

La scomunica del paese rinvenuta in una pergamena

 

 

Costacciaro -  "Quando su Costacciaro si abbatté la scomunica!". Un documento d'eccezionale valore per la storia del paese è stato rinvenuto. La scomunica che colpi Costacciaro nel XIII secolo è contenuto in una lettera pergamenacea, un poco danneggiata, stilata a Perugia, e datata 14 dicembre 1265. L'allora vescovo di Gubbio era Giacomo (in carica dal 1240 al 1276). Una trascrizione del documento originale, avvenuta alla fine del XIX secolo, si deve al vescovo, e, poi, cardinale, Giuseppe dei conti Pecci. AI parroco di Costacciaro, don Ferdinando Maria Dormi, va il merito del reperimento dell’originale nell’archivio della cattedrale di Gubbio, (pergamena, fascio XXVIII, n. 14. Copia Pecci, I p. 78), e della sua riproduzione fotografica. Ecco la traduzione, così come si può leggere in Ettore Baldetti (curatore), Carte di Fonte Avellana, vol. VI, Fonte Avellana, Centro di Studi Avellaniti 1994, p. 303, s.v. "1 litterae" "Maestro Elia, Canonico di Berna, Cappellano di Sua Santità il Papa, ed Uditore generale delle cause del Suo Palazzo, scrive ai nobili e prudenti uomini, Podestà, Capitano e Comune di Gubbio, per invitarli, dietro richiesta del Pontefice Clemente IV, e sotto pena di scomunica, in merito alla causa vertente fra il Priore, il Convento e l'Eremo di Fonte Avellana e Sanctus Andreas de Insula (monastero benedettino di diretta giurisdizione avellanita, ndr), da una parte, ed il Comune di Costacciaro, dall'altra, a non ostacolare il potere ecclesiastico, che ha comminato la scomunica al Comune di Costacciaro, ed ha condannato i due Sindaci dello stesso Comune, Ugolinus e Bentivolia, rei di essersi opposti alla giurisdizione ecclesiastica, infliggendo loro una multa pecuniaria di 50 libbre". Le cause che condussero alla scomunica del castello medioevale di Costacciaro (Castrum Collistacciarii) possono esemplificarsi nel modo seguente. Gli uomini originari ("homines") del munito castello eugubino, i quali stavano lentamente acquisendo il diritto di proprietà sul Monte Cucco (diritto che tuttora legittimamente esercitano), impedirono ai pastori del monastero di Sant’Andrea de Insula Filiorum Manfredi di far pascere le loro greggi sul monte. Da qui la sdegnata reazione del monastero benedettino di giurisdizione avellanita e di Fonte Avellana stessa, da qui la causa scatenante dell'intervento papale, a difesa della pertinenza ecclesiastica sopra Costacciaro ed il Monte Cucco. Da qui un lunghissimo processo a tali "homines", celebratosi, in Gubbio, tra l'aprile ed il maggio del 1289, ed ancora in corso nel 1290. Gli atti testimoniali di tale processo, invero assai frammentari si conservano in 17 Pergamene presso l'archivio del collegio germanico in Roma (cfr. Ettore Baldetti [curatore], Carte di Fonte Avellana, vol. VII, Fonte Avellana, centro di studi avellaniti 2000, pp. 327‑348). Sarebbe, a questo punto, assai interessante conoscere l'esito di tale processo e la data della revoca della scomunica. Il verdetto fu sicuramente fausto, visto che quegli "homines", posseggono ancora, e pacificamente, dopo quasi ottocento anni, 1'intiero Monte Cucco. La scomunica fu certo revocata, poiché, da quella data in poi, Costacciaro pullulò di santi, illustri ed influenti uomini di Chiesa.

E. Puletti