In un convegno emerse opportunità e richieste da parte degli agricoltori che operano all'interno dei parchi

In aumento le aziende che privilegiano le colture biologiche

 

 

Costacciaro - (w f.) L’agricoltura biologica al centro di un convegno che si è svolto a Costacciaro per iniziativa della Provincia di Perugia e che ha visto intervenire amministratori locali e rappresentanti delle associazioni di categoria. All'interno dei parchi e nelle zone limitrofe, in particolare nell'area protetta della valle del Nera e in quella del monte Subasio, si è passati in breve tempo da tre a circa un'ottantina di aziende biologiche. L’importante, è stato sottolineato, è che si riuniscano in un'unica associazione capace di gestire e programmare lo sviluppo agro-commerciale di queste aziende, per raggiungere in maniera coordinata la grande distribuzione. Le associazioni di categoria in maniera forte e decisa hanno risposto all'invito della Provincia. Stefano Facchini, responsabile territoriale della Confederazione italiana agricoltori, ha sostenuto che è giusto portare avanti il discorso del biologico per, lo sviluppo del parco del Cucco, ma bisogna pensare anche agli altri prodotti che data la conformità. della zona e la limitata produzione che si ottiene sono da considerarsi tipici di origine controllata. Facchini ha sottolineato anche come non solo lenticchie, farro e legumi vadano ritenuti come prodotti tipici di queste zone ma anche e soprattutto l'allevamento del bestiame e i prodotti che ne derivano, dalla carne ai formaggi ai salumi, vadano considerati la punta di diamante dello sviluppo del territorio come lo erano in passato. Per questo motivo ha chiesto fermamente che "nell'Ente Parco, oltre agli ambientalisti e ai sindaci, ci sia la presenza decisionale dell'associazione degli agricoltori e anche dei cacciatori che devono salvaguardare l'equilibrio delle specie dannose per l'agricoltura". Sulla stessa linea Natale Vergari, della Coldiretti. Il territorio appenninico che va da Scheggia ai monti Sibillini, ha rilevato, ha per caratte­ristiche territoriali una purezza che si può già definire biologica ed è più semplice applicarla alle aziende agrarie già esistenti. E’ più difficile in pianura,  ha aggiunto, se una’azienda decide di applicare il regime biologico ma non lo fa quel­la confinante: il diserbante e i pe­sticidi usati quest’ultima, grazie ai venti e alle piogge, andranno a intaccare anche il prodotto coltiva­to a regime biologico. Data la conformità della regione, ha com­mentato, sarebbe da auspicare che in tutta l'Umbria venisse applicato il regime biologico anche perché la tipicità dei prodotti umbri è cono­sciuta e apprezzata in tutta Italia. Il presidente dell'Ente Parco Emilio Bellocci a ribadito come l’organismo da lui presieduto sia troppo bloccato dai tanti vincoli politici e amministrativi che non consentono al Parco stesso di avere una propria autonomia e una propria identità. Questa si ha, ha affermato il rappresentante della Cia, solo se tutte le componenti presenti nel territorio vengono fatte partecipi delle iniziative volte a far conoscere i luoghi, "non più una politica campanilistica, uno contro l'altro, ma una politica costruttiva con il supporto di tutti". Ha concluso il convegno l'assessore provinciale alla tutela ambientale e parchi Katia Mariani che ha garantito il suo impegno a sostenere le richieste e i suggerimenti emersi in Provincia e in Regione.