La loro presenza però sta mettendo in serio pericolo la millenaria pratica della pastorizia. I possibili rimedi

I lupi di nuovo a Monte Cucco, problema vecchio di secoli

 

 

Costacciaro - Il fatto che il lupo cerchi di predare le pecore ricade, da che mondo è mondo, entro il normale ordine delle cose naturali. Un antico proverbio delle nostre parti, vero e proprio concentrato di saggezza popolare, recitava, infatti: "A ognuno 'l suo mestiere e '1 lupo a le pecore!". Meno naturale e comprensibile è, invece, il fatto che i danni, arrecati dal canide agli allevatori locali, non sempre vengano, con immediatezza e completamente, rimborsati ai pastori dalle autorità competenti in materia. Insopportabile, poi, è l'articolo di legge che vuole sia 1'allevatore stesso, già colpito nelle sue sempre precarie finanze, a rimuovere, a proprie spese, le carcasse delle bestie sgozzate. La salvaguardia del Parco e dei lupi, pure legittime, non possono, insomma, ridurre alla totale scomparsa i sempre più rari e tartassati allevatori locali. Sul Monte Cucco, tuttavia, l'aspra competizione alimentare, l'ardua lotta per la sopravvivenza, tra pastori e lupi ha radici antiche. Al contenimento numerico, in questi luoghi selvaggi, delle popolazioni di tale formidabile carnivoro contribuirono già molto i provvidi statuti eugubini (cfr. Concioli, Statuta Civitatis Eugubii, Maceratae Typis Josephi Piccioni 1678 – Liber V - Rub. 41 p. 309),i quali li assegnavano la taglia di un fiorino ai cacciatori di lupi dell'epoca, spesso definiti "lupari". Da precise testimonianze di fonte orale (Duilio Morelli di Villa Col de' Canali, ed altri), inoltre, si è appreso come, agli inizi del XX secolo, "Pian delle Macinare" fosse il centro incontrastato della caccia al lupo sul Monte Cucco. Dall'alto di palchi di legno, appositamente costruiti, i cacciatori d'un tempo sparavano ai lupi, dopo averli attirati con carogne, appese, per le zampe, a pali ed alberi, o accatastate, alla rinfusa, sul terreno. Queste specie di altane, chiamate palchi, sembra che fossero altresì, collocate., nelle località "Capanna dei Rancanesi" ed "Ara dei Frati". Dagli inizi del '900, la caccia al lupo fu così frequente ed incessante da far sì che, attorno alla fine degli anni '30, i lupi sembrassero completamente scomparsi dalla montagna. All'eliminazione fisica di tali predatori, si accompagnavano, talora, anche pratiche simili all'esorcismo, riassunte nell'espressione popolare "scongiurà i lupi". Messi talvolta in atto da solerti sacerdoti, anche durante il rito delle Rogazioni, taluni di questi interventi magico‑religiosi, a volta considerati del tutto risolutori, sono stabilmente entrati a far parte dell'aneddotica popolare. Dopo trenta anni di tutela della specie da parte della Legge, il lupo, aumentato ovunque di numero in Italia, è ora tornato ad abitare, con qualche "nucleo familiare", anche il Monte Cucco. Alle autorità competenti sta, adesso, il difficile compito di mediare tra le esigenze della sua salvaguardia e quelle, altrettanto giuste, della sopravvivenza dell'allevamento bovino, equino ed ovino, che, con le razze tipiche della vacca chianina, del cavallo del Catria, e della pecora sopravvissana, non potrà e non dovrà mai scomparire dalle belle e verdeggianti praterie del Monte Cucco.

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