Il coraggio e l’amore per la patria del pluridecorato tenente Vivani

Sempre in prima linea durante la I guerra mondiale nonostante le ferite riportate in battaglia

 

 

Costacciaro - Il pluridecorato tenente degli arditi Ettore Vivani, di Villa Col de' Canali di Costacciaro, nacque in Sicilia, a Santa Margherita Belice (Agrigento), il 20 dicembre 1893, da Paolo ed Evarista Brunamonti. Nell'imminenza dell'entrata dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale, Vivani ricopriva il grado di sottotenente nel 94° reggimento fanteria di stanza a Fano. Fu, egli, fra "i primi fanti, il 24 maggio", a partire, con la sua unità militare, per il fronte. Alla "frontiera", in prima linea, si distinse sùbito per le sue eccellenti qualità di combattente, le sue innate doti di coraggio, di alto senso del dovere, di puro amore, per la patria. E, fin dal principio, conquistò. l'affetto, e la stima incondizionata dei suoi superiori. Il colonnello del reggimento lo chiamava: "il mio occhio destro". A Santa Luca Tolmino, fu ferito per la prima volta, al braccio sinistro, e, in seguito a ciò, dichiarato "inabile alle fatiche di guerra". Egli si era già segnalato in numerosi scontri, ed il suo valore era stato riconosciuto ufficialmente, con il conferimento di due medaglie d'argento ed una di bronzo al valor militare. Durante la disfatta di Caporetto, Ettore Vivani è degente all'ospedale militare di Fano. Egli, più volte decorato, ha già compiuto, e fino in fondo, il proprio dovere. Ormai inabile alle fatiche di guerra, potrebbe, adesso, attendere, con animo sereno, il corso degli eventi. Alla notizia della rotta di Caporetto, invece, il tenente Vivani ha un sussulto di fierezza, e, quasi ubbidendo all'imperativo categorico di ritornare sul campo di battaglia, si arruola nel 10° battaglione d'assalto "Fiamme Nere". Nulla può, infatti, più ostacolarlo, ora che sente gravemente minacciate, per l'Italia, le sorti della guerra. Combatte, così, con rinnovato valore, ancora in altre azioni di guerra. Il 10 marzo 1918, nel corso di una battaglia violentissima, rimane nuovamente ferito, e viene, così, per la terza volta, insignito della medaglia d'argento. Fra le altre numerose decorazioni, il suo valore è, inoltre, premiato con la croce dell'Ordine di San Giorgio che era conferita al più meritevole di ogni divisione una decorazione del governo inglese, ed una di quello francese: "la Croce di ferro con stella d'oro": Per un anno intero, resta, successivamente, in degenza negli ospedali militari di Milano. Torna, poi, a casa dei suoi genitori, a Villa Col de' Canali, versando nel pietoso stato di grande invalido di guerra. Straziato da atroci e continui dolori, muore, prematuramente, il 1° gennaio del 1923, all'età di soli trent'anni. Durante i funerali di Stato, solenni, grandiose ed imponenti furono le onoranze funebri, tributategli da alte autorità militari e civili, con la partecipazione corale di tutto il popolo di Scheggia, Villa Col de' Canali e Costacciaro. La comunità di Villa Col de' Canali, a riconoscimento del sacrificio di uno dei suoi figli più illustri, volle, successivamente, intitolare al suo nome la via principale del paese.

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