Ad avvalorare questa scoperta documenti d'archivio e una leggenda

Casa Fauni Chemi era dei duchi di Urbino

 

 

Costacciaro - Un'interessantissima leggenda popolare di Costacciaro, per il cui recente recupero occorre essere grati a Graziano Gambucci, è quella della "Bonsignora" Tale singolare appellativo dovrebbe aver significato "signora buona", o "monsignora". Enigmatica figura femminile, legata esclusivamente a Costacciaro, la "Bonsignora", sembrerebbe essere stata una gentildonna, appartenuta al nobile casato dei duchi d'Urbino, la quale, in vita, aveva abitato, stabilmente o temporaneamente, nell'attuale palazzo, quattro-cinquecentesco, Fauni-Chemi. Il racconto tradizionale (che parrebbe conoscere talune significative varianti) vuole che la sua anima buona rimanesse ad albergare, e ad aleggiare, nel suddetto palazzo, e, che, nottetempo, riassunte le fattezze umane, uscisse, vestita di nero, e con un bastone da passeggio, per recarsi al "Trióne", vale a dire al rivellino, da dove avrebbe contemplato, sebbene fosse buio, le sue vastissime proprietà terriere. Questa narrazione tradizionale è di notevole importanza per la storia di Costacciaro, poiché, oltre ai documenti archivistici in nostro possesso (attestanti, con certezza assoluta, fermate e soste dei Montefeltro), rafforza un'antica e radicatissima tradizione orale popolare locale, secondo la quale il palazzo Fauni-Chemi sarebbe stato una dimora estiva (o di caccia) dei duchi d'Urbino, da Federico di Montefeltro fino a Francesco Maria Il Della Rovere. Alcuni studi rigorosi fanno, difatti, risalire il progetto, di quello che potremmo forse immodestamente chiamare "palazzo ducale" di Costacciaro, al celeberrimo architetto Francesco di Giogio Martini da Siena. Storia a parte rimane la suggestione della leggenda, in una, zona, come Costacciaro, che di leggende è ricco, al pari di tutto il monte Cucco e della fascia di rilievi che arriva fino al monte Ingino.

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