Quando un tempo si facevano fatture e malefici

 

 

COSTACCIARO ‑ Gubbio, anno 1425: una strega è citata in giudizio di fronte al vescovo Francesco Billi. Dall'attenta lettura delle 83 pagine del libello intitolato "Un protocollo di ser Pietro di Bedo di Benedetto Notaio e cancelliere della curia vescovile di Gubbio" (redatto a cura del sacerdote dottor Umberto Pesci, e stampato a Gubbio, per i tipi della scuola tipografica "Oderisi", nel 1921), sono "affiorati" interessanti documenti storici su Costacciaro. Per gli anni 1425 e 1426 figura una notizia assai "intrigante". Tale "Caterina", maritata a Costacciaro, ma dimorante a Cantiano, accusata di malefici e fatture, nonché di prostituzione e adulterio, è fatta citare in giudizio dal cursore dell'allora vescovo di Gubbio Francesco "de Biliis, Decretorum Doctor Dei". Non conosciamo il verdetto emesso dal vescovo Billi, anche se è assai probabile che esso sia stato del tutto sfavorevole. Ecco, qui di séguito riportati, i due passi testuali che fanno riferimento a tale presunta strega, che dovette operare malefici ("maliis et facturis") tra Costacciaro e Cantiano. 16 luglio 1425, "Citazione di Catarina, moglie di Antonio di Costacciaro, dimorante in Cantiano, accusata di malefici e fatture, nonché di prostituzione"; 27 novembre 1426, "Citazione di Caterina, moglie di Antonio di Costacciaro, per avere avuto relazione illecite ed adulterine con Giacomo di Borgaruccio di Cantiano". Nel secolo XVI, Costacciaro darà i natali al francescano minore conventuale padre Dionisio Sammattei, grande predicatore, ed inquisitore generale della città di Firenze e dei suoi domini, contro "l'ereticale nequizia". Nel 1637, Vincenzo Maria Cimarelli, inquisitore a Gubbio, giungerà perfino a dare "la caccia alle streghe" all'interno della Grotta di Monte Cucco.

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