Il paese a filo stretto alla storia e alla cultura dei fondatori eugubini

 

 

COSTACCIARO ‑ Attorno al 1230 gli Eugubini fondarono Costacciaro quale “città nuova”, secondo cioè un ben preciso piano urbanistico, come dimostrerebbe la sua regolare pianta a graticolato, non consueta per un centro d'impianto medievale, e l'assenza d'un centro in cui convergano le sue varie vie, intersecantisi ad angolo retto. Con l'edificazione di questo avamposto fortificato, le autorità del libero Comune eugubino intesero rendere più munito il lato sudorientale del loro vasto territorio. Dovette essere proprio un eugubino di nome “Stacciarius” (il cognome Stacciari è ancor oggi presente a Gubbio) a fondare quello che, tra i secoli XIII e XV, era detto "Costacciarium eugubini agri oppidum”, cioè Costacciaro, centro fortificato della campagna eugubina. Significativo di questo viscerale legame di cultura tra Costacciaro e Gubbio è ad esempio il fatto che a Costacciaro, antico centro della diocesi di Gubbio, vi fossero in passato ben due chiese dedicate a Sant'Ubaldo e che nella frazione di Villa Col de' Canali, ogni 15 maggio, fosse celebrata una sorta di piccola festa dei Ceri, con l'unico Cero di Sant'Ubaldo portato a spalla dai ragazzi del luogo. Un ininterrotto e fraterno rapporto è inoltre sempre.sussistito tra i Francescani minori conventuali eugubini e i confratelli costacciaroli e tra i due Comuni. Di quanto affermato, costituisce prova eloquente un brano dello “Statuto vecchio della città di Gubbio, che risale al 1338, in cui si tratta di un'elemosina che Costacciaro doveva elargire ai Francescani del “luogo”. Si pensi, inoltre, come nel XVIII secolo a taluni abitanti di Costacciaro fosse stato ordinato dal Comune di Gubbio di fare “i Capitani del Cero dei Contadini in occasione delle onoranze a S. Ubaldo” e come importanti famiglie eugubine, quali Berardelli, Massarelli, Galeazzi, Beccoli, Accoromboni, Gatti, Billi, Fabiani avessero proprietà o parentele nella vicina Costacciaro. Costacciaro costituì, per molti secoli, una piccola ma acuminata “spina eugubina” nel fianco del contiguo territorio perugino, rappresentato da Sigillo, che, per i suoi, meriti “d'alta fedeltà” a Perugia, fu autorizzato a fregiarsi del grifo rampante, attuale simbolo della sua municipalità. Un'antica tradizione di Costacciaro vuole che, in epoca medievale, all'interno d'un ampio androne del Monte Cucco, abbia "fatto penitenza" una non meglio precisata Sant'Agnese da Costacciaro, nonostante il padre ostacolasse la vocazione della figlia. L'androne ha il nome di Grotta de Sant'Agnese. Una cavità carsica, con identica denominazione, esiste pure sulle pendici occidentali del Monte Ingino. Il compianto Piero Luigi Menichetti, insigne e benemerito storico di Gubbio, pare sostenesse, a suo tempo, come a Gubbio, dovesse essere realmente esistita una donna eremita di nome Agnese. Questo misterioso personaggio potrebbe essere assunto ad esempio e modello del legame culturale e spirituale fra Gubbio e Costacciaro.

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