sabato 10 febbraio 2007

La scoperta in un racconto d'inizio Novecento. La salita a piedi e poi la calata nella grotta

Anche il re Umberto I nella caverna del Monte Cucco

Costacciaro - Lo scrittore italiano Emilio V. Banterle, nel suo romanzo intitolato "Adorare" (Foligno, R. Stabilimento F. Campitelli, 1906, cap. XXXII, pp. 102-104), scrive di una "illustre" gita sul Monte Cucco. I duchi di Stein accompagnarono un tale Umberto (il re Umberto I,  secondo lo storico di Sigillo Giuseppe Pellegrini, segnalatore del testo in narrativa), insieme ad altri suoi illustri amici e da una donna di nome Giselda, per "una corsa alla Grotta di Montecucco." "In pochi minuti arrivarono a Sigillo, e nel caffè posto all'angolo della piazza, il duca Giorgio rivide il sindaco, il segretario, il medico e il cavaliere Colini che gli presentò il notaio Bartoletti, ringraziato dai duchi per le accurate notizie accennate nei precedenti capitoli. Umberto e i suoi amici rivolsero a tutti qualche parola gentile, e contraccambiati i complimenti, le automobili ripresero il loro corso fino quasi alle falde di Montecucco, salito a piedi con improba fatica, ricompensata alla vista della caverna maestosamente orrida. I Duchi preveggenti avevano pagato alcuni contadini incaricandoli di portare le "munizioni" indispensabili allo stomaco. Rifocillanti, i nostri forti alpinisti, così li chiameremo, si calarono con le corde nella caverna, descritta dalla penna maestra del Miliani. Provvisti di torce di resina, dai contadini fornite, s'internarono nell'antro lungo e buio. In certi punti quella quella caverna si presentava a guisa di gallerie di statue decapitate, ma ricche di mirabili panneggiamenti, e ad ogni passo si vedevano grondanti stalattiti e bianche stalagmiti di varie forme, e dai lontani e cupi recessi veniva un rumore d'acqua spaventoso, quasi di cateratta che precipiti da un'altezza vertiginosa. "E' un orrido stupendo!" diceva Umberto. "Ma speriamo di non rivederlo più" soggiunse Giselda, barcollando dalla stanchezza sullo scabro terreno. Tutti s'internarono per circa trecento metri dei seicento e più che la caverna misura; quindi retrocedettero, risalirono, e sebbene un pò accasciati, discesero allegramente la montagna e ripartirono con infinite grazie dei contadini elargiti di sovrana mercede".

Euro Puletti