mercoledì 21 marzo 2007

 

Costacciaro

A Costacciaro il "Miserere" lo cantano rigorosamente solo le donne

Annalisa Paffi

COSTACCIARO - L'ambiente sonoro nel quale ci si immerge - suoni di catene trascinate da pe­nitenti incappucciati, crepitio delle "battistrangole" e soprattutto canto del Miserere e dello Stabat mater - riporta indietro nel tempo almeno di quattro secoli. E' la devozione che uomini e donne mettono in campo durante la settimana Santa per celebrare i riti e la liturgia, immutata nel tempo nei modi e soprattutto nei soggetti che la esprimono. E in Alto Chiascio le processioni accompagnate dai canti del Miserere che si svolgono sempre il venerdì santo a Gubbio, come a Torre dei Calzolai Alta, a Costacciaro, e a Sigillo presentano caratteri simili eppure differenziati in ogni zona. Se a Gubbio sono i due gruppi legati alla Confraternita di Santa Croce della Foce a intonare le struggenti note del miserere, il gruppo del Cristo e il gruppo della Addolorata rigorosamente tutti uomini a Costacciaro le depositarie del canto del salmo antico sono invece tutte donne. E questo accade da pochissimi anni, due addirittura quando ci si è accorti che la tradizione del Miserere stava per scomparire, a causa dell'abbandono da parte degli uomini. Allora 20 donne hanno deciso di riunirsi di formare un coro e di cantare il Miserere. L'età va dai 30 a i 60 anni ma ci sono anche giovanissime. Tutte le sere nella casa parrocchiale a Costacciaro si riuniscono , provano e si impegnano ad assimilare i termini latini e le sonorità del canto Cadenzati e ritmati secondo leggi non scritte che si tramandano oralmente, verrebbe da dire di madre in figlia.