’L più cojone porta ’l Cristo e ’l lanternone

Avanti col Cristo, ché la procesione s’amucchia!

Costacciaro e le sue Confraternite

 Un paese vestito in bianco e nero

Introduzione

Il borgo medioevale fortificato di Costacciaro è, ancor oggi, compartito, per così dire, in due sfere d’influenza spirituale: quella della confraternita de “La Nera”, a monte di Corso Mazzini, e de “La Bianca”, a valle del medesimo corso.

Delle confraternite, delle congregazioni e delle compagnie di Costacciaro potevano entrare a far parte non soltanto gli abitanti del castello ma anche quelli delle sue ville (ricorderò qui, soltanto, en passant, Bernardino Puletti [“Belardino”] ed Ubaldo Mascolini [“Baldo de Bubù”] di Villa Col de’ Canali, già affiliati, forse dai primi del ’900, alla confraternita dei Bianchi), come, d’altronde, avviene, ancora oggi, per i cittadini del capoluogo e per quelli delle sue frazioni rispetto alla Congregazione dei Santissimi Dodici Apostoli.

Molte e diversificate erano, nel passato, le opere di misericordia corporale, le liturgie e le sacre rappresentazioni cui le confraternite costacciarole, con estrema diligenza, attendevano.

A Costacciaro, assai significativa è, tuttora, il Giovedì Santo, la sacra rievocazione, in “Coena Domini”, della lavanda dei piedi di Gesù Cristo, solennemente interpretata da tredici individui, appartenenti alla congregazione cosiddetta dei Santissimi Dodici “Apostoli”, che, per essere tali, debbono sottostare a precise regole comportamentali e morali. Un apposito statuto regolamentava, infatti, le attività benefiche assolte da questa “Fraternità”, i membri della quale, con il passare del tempo, divennero tredici, quasi a voler stringersi intorno a Cristo Signore anche con l’altissima figura di San Paolo di Tarso, apostolo, in quanto primo grande diffusore del messaggio cristiano fra le genti del mondo.

La Processione del Venerdì Santo di Costacciaro, rappresentando, così, uno dei più solenni appuntamenti sacri dell’anno, commemora la morte dell’“Uomo dei Dolori”, seguendo le antiche ritualità che erano proprie delle confraternite e congregazioni medievali costacciarole, come quelle, gloriose, “della Nera, o della Buona Morte”, che aveva come tempio di riferimento la chiesa di Santa Maria della Misericordia, e del Crocifisso, o “della Bianca”, il cui centro di gravità spirituale ruotava attorno alla chiesa di Santa Croce e, successivamente, di Santa Maria Assunta in Via Nuova, poi detta “La Bianca”. Tale processione è accompagnata dal canto, solenne e cadenzato, dello “Stabat Mater” e del “Miserere”, intonato, quest’ultimo, in una maniera del tutto singolare, dai cantori del luogo, oggi tutti, straordinariamente, di sesso femminile.

In base ai preliminari risultati della presente indagine, che definirei soltanto “esplorativa”, sono risultate accompagnare il cammino della plurisecolare storia costacciarola ben tredici “pie unioni”, alcune delle quali, però, credo, poco più che nominali.

Questo proliferare di “congreghe”, tuttavia, molte delle quali serissime ed assolutamente importanti, è un altro segno lampante della straordinaria vitalità della comunità cristiana costacciarola, la quale, se oggi appare, purtroppo, defilata e “spopolata”, ebbe, un tempo, notevole rinomanza (in Diocesi e fuori Diocesi) e per l’importanza dei suoi sacri sodalizi e per la capacità, continua, di rinnovarsi e di stare al passo con i tempi, siano essi stati quelli storici o quelli liturgici.

ELENCO DELLE CONFRATERNITE,

DELLE CONGREGAZIONI E DELLE COMPAGNIE

PRESENTI ED OPERANTI A COSTACCIARO ATTRAVERSO I SECOLI

  1. Confraternita della Beata Vergine Maria.

Secondo lo studioso Fabrizio Cece, il quale ha rintracciato un documento del 6 febbraio 1299, o 1300, che la cita, “allo stato attuale della ricerca quella di Maria va senz’altro considerata come la confraternita più antica di Costacciaro

(cfr. Le origini del Castello di Costacciaro e le più antiche notizie disponibili sulla Chiesa di San Francesco, Comune e Parrocchia, Tipografia Eugubina, Gubbio, agosto 2006, pp. 10-11).

Anonima fraternita dei poveri di Costacciaro.

Tre documenti, datati tra il 1303 ed il 1314, ci informano su alcune offerte fatte al “luogo” dei Frati Minori di Costacciaro. L’ultimo, in particolare, risulta molto importante: il 18 dicembre 1314 frà Giovanni del fu Pietro, Custode dei Frati Minori della custodia eugubina, costituito avanti a Francesco, vescovo di Gubbio, espose che “Alevolus Sabboli Rubeis”, “Matalutia” sua moglie, “Jacomellus Merçarolis”, “Plenaia” sua moglie, tutti di Costacciaro, avevano creato una fraternita tra di loro per servire ed ospitare i poveri. Alevolo avrebbe dovuto spendere in tale iniziativa 100 libbre. 

  1. Confraternita Nuova del Castello di Costacciaro, Compagnia della Fraternita del Castello de Constaciaro, o Fraternita de Jesu.

Probabilmente fondata dal sacerdote costacciarolo Don Julio de Pieragnolo da Constaciario,[1] redattore, a partire dal 28 maggio 1531, dello statuto della stessa pia unione, approvato e confermato, dal Vescovo di Gubbio, Monsignor Mariano Savelli, il 16 gennaio 1575.

L’interessante documento giuridico, composto da tredici capitoli, fu stilato in volgare, mentre priori di tale sodalizio religioso erano Salvatore de Amico e Pietro de Barone.

È possibile che tale confraternita si sia definita “nuova” in riferimento alla più antica “Confraternita della Beata Vergine Maria”.

  1. Confraternita del SS. Crocifisso, del Gonfalone,  dei Bianchi, o “La Bianca”.

Probabilmente legata, ab origine, al culto di Cristo Crocifisso e della Vergine Maria,

tale confraternita aveva eletto, come propria originaria chiesa di riferimento,

quella di Santa Croce o del Crocifisso.

La società si trovava eretta, infatti, proprio nell’Altare del SS.° Crocifisso

della Chiesa di Santa Croce.

Alla scomparsa chiesa di Santa Croce, già legata al culto di San Nicola,[2]

ed alla sua confraternita del SS. Crocifisso, era altresì annesso l’omonimo ospedale.[3]

Sede attuale de “La Bianca” è  la chiesa di Santa Maria Assunta in Via Nuova,

detta oggi, quasi per antonomasia, “La Bianca”.

Tale chiesetta del monastero benedettino femminile delle “Santucce” di Costacciaro è, adesso, come sopra accennato, affidata alla Confraternita della Bianca,

già detta, nel XVI secolo, “Fraternita de’ Bianchi”.

La via, sottostante alla sede di tale confraternita, assumerà, nei secoli, il nome di Via della Fraternita.  “La Bianca” curava, in particolare, l’arredo per i servizi religiosi, processioni del Beato e dell’Assunta.

In un documento datato 20 novembre 1635 (AVG, 19/4 g, cc. 67r-68r), e riferentesi alla Società del Gonfalone, si legge:

E’ tanto antica che non vi è memoria. Incorporata con l’ospedale di S. Nicolò come da bolle del 1509 e del 1531. Fu aggregata nel 1607 all’Arciconfraternita del Gonfalone di Roma.

I capitoli furono approvati da mons. Savelli nel 1575”.[4] Appare probabile che “La Bianca” sia direttamente derivata dalla “Confraternita Nuova del Castello di Costacciaro”.

Nell’anno del Signore 1787, priore della confraternita de La Bianca di Costacciaro era il Maestro Francesco Venturi, che promosse la realizzazione di una tela raffigurante la Madonna del Carmine (per la Società di Santa Maria del Carmelo?), facendola “inventare” (cioè ‘progettare’) e dipingere da Filippo Adriano Conti di Matelica.

L’ospedale di San Nicola, indicato, ancora nell’’800, dal Catasto Gregoriano, aveva due sedi disgiunte all’interno del circuito delle mura del castello. La prima si trovava vicino alla porta ed alla chiesa di San Marco Evangelista (tra le mura e l’odierno ufficio postale), mentre la seconda era ubicata proprio in cima a corso Mazzini, presso la porta di San Donato, cioè dall’altro lato, rispetto alla strada, della chiesa di San Lorenzo, vicino al monumento ai caduti e, forse, proprio all’interno dell’abitazione del povero cavalier Cardino Mattrella

(Graziano Gambucci, in verbis, marzo 2008);

  1. Società di Santa Maria del Carmelo.

È citata in un documento eugubino (AVG, 19/4 g, cc. 68v-69r), datato 21 novembre 1635, nel quale si dice che: “Diana Andreoli è priora della Società. Fu fondata nella chiesa di San Marco ed aggregata a Roma con bolla del 1606”.

Un suo altare, tuttavia, si trovava anche, e forse già precedentemente, nella Chiesa di Santa Croce. Nella nicchia di detto altare vi era la statua scolpita della Madonna;

sulla sommità della nicchia c’era, inoltre, dipinta la Vergine con molti angeli sui lati.

 Da quest’ultima chiesa, la sede della società dovette spostarsi nella chiesa de “La Bianca”, dove ritroviamo una tela settecentesca raffigurante la Madonna del Carmine.

  1. Confraternita della Buona Morte, dei Neri, o “La Nera”,

o Società della Misericordia o della Morte.

Eretta, nel nostro paese, l’anno 1607, sotto il Pontificato di Papa Paolo V,

con chiesa di riferimento, quella di Santa Maria della Misericordia.

Il cardinale diacono Odoardo Farnese, protettore della stessa Arciconfraternita romana, insieme al procuratore di quella costacciarola, il signor marchese Ludovico Ottoni di Matelica, aggregarono quest’ultima, con apposito decreto, a quella, primaria, di Roma.

Nel 1861, come tutte le confraternite religiose che detenevano beni, “La Nera” passa sotto il controllo della Congregazione di Carità, voluta dal neonato Regno d’Italia.

Nel 1937, in considerazione della sua gestione fallimentare, dovuta, essenzialmente, a  mancanza di fondi, essa viene commissariata, con decreto, dal vescovo diocesano Beniamino Ubaldi, il quale nomina, per proprio commissario vescovile, il padre francescano Giuseppe di Prinzio, investendolo dell’esplicito mandato di sistemarne il bilancio e di definire la questione degli oneri di culto.

Sotto il fascismo, con il Concordato tra Stato e Chiesa, tutte quelle confraternite,

aventi esclusivo fine di culto, vengono riassorbite, in quanto a funzionamento ed amministrazione, nel seno della Chiesa.

È così che, con regio decreto del 1° Novembre 1940, la confraternita della Buona Morte di Costacciaro torna sotto il diretto controllo della Diocesi di Gubbio.

Nel 1948, “La Nera”, assieme a tutte le altre pie unioni della nostra Regione, per disposizione dei vescovi dell’Umbria, viene “riordinata”, cioè dapprima sciolta e, poi, straordinariamente commissariata dal parroco locale.

Negli anni immediatamente successivi alla guerra ritroviamo, così, spesso il nome del parroco padre Angelo Gubbiotti, citato nei verbali delle sedute della confraternita

de “La Nera” e della pia Congregazione dei SS. Dodici Apostoli.

Chi professa teorie eretiche, si legge in una delibera della nostra confraternita, conservata nell’archivio parrocchiale di Costacciaro, non può appartenere ad alcuna confraternita, ma, solo se apertamente ricredutosi, può essere iscritto a queste sacre adunanze.

“La Nera” si occupava, principalmente, in origine, della visita agli infermi, del trasporto (“accompagno”) dei defunti, e della retta conduzione d’una vita cristiana.

Oggi, “La Nera”, non più attiva con i variegati scopi per cui era sorta in origine, esprimendo i valori migliori d’una tradizione plurisecolare, entra in scena, con grande apparato costituito da vesti nere (con stemma dalla parte del cuore), lampioni (o “lanternoni”), candele e ceri, croce e crocefisso, nell’occasione dei vari cortei sacri, e, in specie, durante la solenne Processione del Venerdì Santo.

  1. Congregazione dei SS. Dodici Apostoli.

Eretta, nel XVII secolo (pare sotto il dì 5 Agosto 1674), dal Capitano Felippo Valentini[5] e da Don Pietro Carboni[6] e Pier Francesco Pascolini, già fratelli della Compagnia del Gonfalone, con chiesa di riferimento quella di Santa Croce, sede originaria della Confraternita del SS. Crocifisso o del Gonfalone. Appositi statuti regolamentavano le attività benefiche svolte da queste “Fraternità”, i membri della quale, con il passare del tempo, divennero tredici, quasi a voler stringersi intorno al Cristo anche con l’altissima figura di San Paolo di Tarso, apostolo, in quanto primo grande diffusore del messaggio cristiano fra le genti del mondo. …“L’Apostolo Paolo era sollecitissimo in sovvenire à poveri, essortandoci con ogni fervore à tener memoria d’essi. E ben si vede che detta opera fu gratissima alla Divina Maestà[7]

  1. Confraternita (o Società) del SS. Rosario e del SS. Sacramento.

Durante il 1832, la Confraternita del Rosario fu trasferita (da San Marco?) nella Chiesa della Misericordia, ove le fu eretto un apposito altare, la cui principale icona conteneva, al centro, l’immagine di un Angelo discendente dal cielo che incorona di fiori la Vergine Madre. Il Bambin Gesù, esistente in collo alla Vergine, dona la corona a San Domenico.

Intorno vi sono i misteri del Rosario (cfr. AVG, 19/4 g, cc. 54r-57v.).

Secondo un documento del 19 novembre 1635, la Società del SS.° Sacramento era stata, invece, eretta nella chiesa di San Marco (cfr. AVG, 19/4 g, cc. 65v-66r).

Fu, probabilmente, per ragioni organizzative e finanziarie, che le due confraternite,

se pure in origine divise, dovettero essere accorpate.

  1. Confraternita di Santa Maria (Assunta) in Via Nuova.

Mancano, allo stato attuale, sufficienti notizie documentarie su di essa.

Il titolo potrebbe costituire un semplice sinonimo di confraternita del Gonfalone.

  1. Congregazione del Sacratissimo Cuore di Gesù.

Mancano, allo stato attuale, sufficienti notizie documentarie su di essa

  1. Compagnia della SS. Concezione.

Mancano, allo stato attuale, sufficienti notizie documentarie su di essa.

Forse sorta soltanto in seguito alla proclamazione, da parte di Papa Pio IX,

del dogma dell’Immacolata Concezione, l'8 dicembre 1854, con la Bolla Ineffabilis Deus.

  1. Compagnia del Purgatorio.

Mancano, allo stato attuale, sufficienti notizie documentarie su questa compagnia, il cui nome, però, pare contenere già in se stesso un intiero programma d’espiazione dei peccati

  1. Compagnia di S. Antonio Abate dei capi famiglia di Villa Col de’ Canali,

O Congregazione della Chiesa di “Villa Colle de’ Canali”.

Amministrando gli interessi ed i beni della chiesa di Sant’Apollinare,

talvolta in aperto contrasto con l’allora cappellano, sovrintese all’ultimazione dei lavori dell’attuale chiesa di Sant’Apollinare, con i quali, oltre all’ampliamento dell’edificio sacro,

fu eretto, tra il 1882 ed il 1888, l’odierno campanile.

1898 novembre 1

Da un verbale di adunanza dei capifamiglia di Villa Coldecanali (cfr. AVG, 25/22 fasc. 7), alcuni dei quali rappresentati dai propri figli, e che votarono per eleggere l’amministratore Ubaldo Morelli, possiamo desumere tutti i nomi dei membri della detta Compagnia o Congregazione:

 

 

1.      Angeli Ubaldo                                          

2.      Bellucci Domenico

3.      Bellucci Giuseppe

4.      Bucciarelli Antonio

5.      Bucciarelli Giuseppe

6.      Bucciarelli Pietro

7.      Cinti Rodolfo

8.      Cinti Sante

9.      Cinti Tommaso

10.  Coldagelli Francesco

11.  Guidarelli Giovanni

12.  Mariucci Giovanni

13.  Mascolini Bernardino

14.  Mascolini Sante

15.  Morelli Amedeo

16.  Morelli Domenico

17.  Morelli Giovanni fu Paolo

18.  Morelli Paolo

19.  Pace Vincenzo

20.  Puletti Francesco

21.  Puletti Giovanni

22.  Puletti Salvatore

23.  Righi Domenico

24.  Righi Pasquale

25.  Rughi Agostino

26.  Rughi Mariano

27.  Viola Giovanni.

 

  1. Pia Unione della Beata Maria Vergine per la conversione dei peccatori.

Dagli atti di una sacra visita pastorale, compiuta dal vescovo di Gubbio Monsignor Giuseppe dei Conti Pecci, il 9 settembre 1851, si apprende che, nella Chiesa della Madonna delle Grazie della villa di S. Savino, il cui rettore era d. Vincenzo Cavicchi, esisteva “la Pia Unione della B.M.V. per la conversione dei peccatori eretta il 15 marzo 1848 e aggregata a Roma in S. Lorenzo in Lucina il 25 marzo 1848” (cfr.: AVG, 19/47, fasc. 14, pp. 13-14).

Tabula gratulatoria

Si ringraziano sentitamente Carlo Vergari, Don Nando Dormi, Graziano Gambucci, Fabrizio Cece e Ruggero Lupini per le notizie che ho potuto trarre, direttamente od indirettamente, dai loro studi.

Alcuni documenti consultati

Ospedale vicino la chiesa di San Marco

Il governo spetta alla Società del Gonfalone come dagli atti di sacra visita del 9 settembre 1842. Ora è luogo “sordidum et neglectum”. Dovrà essere fatta, per esempio, la divisione tra la stanza degli uomini e quella delle donne.

AVG, 19/57, da c. 787v.

Ospedale dei poveri.

E’ posto all’interno del castello ed è diviso in più mansioni. L’ospedale è governato dal Priore e dagli ufficiali della Società del Gonfalone.

AVG, 19/6, cc. 242v-243r.

Grande tela di Virgilio Nucci del 1606

1635, novembre 20

Società del Gonfalone.

E’ tanto antica che non vi è memoria. Incorporata con l’ospedale di S. Nicolò come da bolle del 1509 e del 1531…………………..

E’ dell’ospedale e della Società del Gonfalone; l’icona è su telaio ligneo dorato ed ha dipinte le immagini della Beta Vergine posta al centro, sul lato destro S. Nicola, sul sinistro S. Ambrogio; un angelo posto tra i due vescovi tiene in mano una tabella con l’iscrizione “Capella De l’Hospitale fatta Delle sue Entrate S. Nicolò 1606 S. Ambrosio”.

Santa Croce

Vi sono delle pitture sulle pareti.

AVG, 19/57, da c. 787r..

E’ della Società del Gonfalone e si trova nel castello, vicino il monastero delle monache. Ha una colonna centrale che sostiene la chiesa.

Ha due altari:

Altare del SS.° Crocifisso, nel quale è eretta la società.

Altare della Beata Vergine Maria.

AVG, 19/6, cc. 243r-244r.

……………………

Altare del Carmelo.

Appartiene all’omonima Società. Nella nicchia vi è la statua scolpita della Madonna; sulla sommità della nicchia vi è dipinta la Vergine con molti angeli sui lati.

Altare di San Pietro.

Questo altare prende il titolo per il trasferimento in esso della chiesa di S. Pietro di Rancana.

Il fonte battesimale è posto a sinistra dell’ingresso principale della chiesa.

AVG, 19/4 g, cc. 15r-21v.

Lodovico Ottoni di Matelica

1606, gennaio 16

Procura per aggregare la Confraternita della Morte di Costacciaro all’amonima Arciconfraternita romana.

Alessandro di Mario del fu Francesco “de Mari” di Costacciaro, priore della Società di Santa Maria della Misericordia di Costacciaro, costituisce suo procuratore il sig. Lodovico Ottoni di Matelica, che si trova in Roma, per comparire avanti ai Guardiani dell’Arciconfraternita della Morte di Roma onde richiedere loro l’aggregazione della Confraternita della Morte di Costacciaro.

SASG, Fondo Notarile, prot. 926, c. 11r.

1606, ottobre 26

Procura per aggregare la Confraternita dei Bianchi di Costacciaro all’Arciconfraternita del Gonfalone di Roma.

Berbardino di Bartolla “de Cerisionibus” di Costacciaro, priore della Società del Crocefisso detta la Compagnia dei Bianchi e Mario del fu Francesco “de Mari” nominano procuratore il sig. Lodovico Ottoni di Matelica, dimorante in Roma, onde richiedere l’aggregazione della detta Compagnia all’Arciconfratenita del Gonfalone di Roma.

SASG, Fondo Notarile, prot. 926, c. 76v.

1606, novembre 21

Riunione della società del Crocefisso.

Si riunisce la società del Crocefisso detta dei Bianchi di Costacciaro.

Sono presenti:

-         Berardino priore;

-         “Marius de Marijs camerario”;

-         “Magister Meus de Picinis consiliario”;

-         “Franciscus Pacis consiliario”;

ed altri 47 confratelli.

Si procede alla nomina del sig. Lodovico Ottoni quale loro procuratore per richiedere la loro aggregazione all’Arciconfraternita del Gonfalone di Roma.

SASG, Fondo Notarile, prot. 926, cc. 77v-79r.

1635, novembre 23

Chiesa della Misericordia. Appartiene alla Società della Morte e si trova nel castello “prope arcem”. Ha tre altari.

Altare maggiore.

Sull’ornato ligneo (cornice): 1582. Nell’icona sono raffigurati la Beata Vergine con il Cristo morto sulle ginocchia e i SS. Giovanni Evangelista e Maria Maddalena.

Altare della Pietà.

Costruito da quattro anni è posto di fronte all’altare del Rosario e dentro vi è posta “imago sculpta Christi Domini in forma mortui quae statua solet deferri in feretro feria 6 [cioè venerdì]  parasceva de sero quando fit solemnis processio per Societatem mortis et haec statua valet pro icona altaris, cuius ornamenti est ligneum non aduch completum quod claudit predictam statuam in concam parietis”.

Altare del Rosario.

Appartiene alla Società del Rosario. L’icona contiene, al centro, l’immagine di un angelo discendente dal cielo che incorona di fiori la Vergine Madre. Il Bambin Gesù, esistente in collo alla Vergine, dona la corona a San Domenico. Intorno vi sono i misteri del Rosario.

AVG, 19/4 g, cc. 54r-57v.

Santa Maria in Via Nuova

Chiesa unita al monastero delle monache. Le pareti hanno cornici in gesso. Vi è un solo altare con ornamento ligneo la cui icona raffigura la Beata Vergine tra gli angeli che ascende al cielo (Assunta); in basso i SS. Benedetto e Caterina V. M. da una parte, dall’altra le SS. Maria Maddalena e Scolastica.

Tra le reliquie vi sono delle maniche di tessuto e in una pergamena è scritto “Questo è della tonica del B. Thomasso”.

AVG, 19/4 g, cc. 59r-62v.

1635, novembre 19

Società del SS.° Sacramento eretta nella chiesa di San Marco.

AVG, 19/4 g, cc. 65v-66r.

1635, novembre 20

Società del Gonfalone.

E’ tanto antica che non vi è memoria. Incorporata con l’ospedale di S. Nicolò come da bolle del 1509 e del 1531. Fu aggregata nel 1607 all’Arciconfraternita del Gonfalone di Roma. I capitoli furono approvati da mons. Savelli nel 1575[8].

AVG, 19/4 g, cc. 67r-68r.

1635, novembre 21

Società di Santa Maria del Carmelo.

Diana Andreoli è priora della Società. Fu fondata nella chiesa di San Marco. Aggregata a Roma con bolla del 1606.

AVG, 19/4 g, cc. 68v-69r.

Rinaldo Ottoni di Matelica

1635, novembre 22

Società della Misericordia o della Morte.

Rinaldo Ottoni protettore, Restauro camerlengo. E’ tanto antica che non vi è memoria. Fu aggregata a Roma. Tra gli ufficiali anche due donne, una delle quali è la priora Virginia Ottoni.

AVG, 19/4 g, cc. 70r-71r.

Cesare Carboni

1635, novembre 22-24

Ospedale di S. Nicola.

Consiste in due case:

una si trova presso la porta di San Marco ed è costituita da tre piani: al piano terra vi sono due stalle; al primo piano tre camere per gli ospiti dotate di sette letti; al terzo piano la scuola dei bambini e i locali per il capitano che qui risiede per conto della città di Gubbio;

l’altra casa si trova nei pressi della porta di San Donato e anche questa è di tre piani: al piano terra i canali e i dolii; al primo il granaio del frumento, al terzo i magazzini.

Inventario dei beni.

I priori sono Cesare Carboni e Francesco di Lorenzo.

AVG, 19/4 g, cc. 72r-73v.

Decreti del vescovo.

AVG, 19/4 g, cc. 76r-84r.

1877 ottobre 28

Delibera della congregazione della chiesa di “Villa Colle de’ Canali”.

In occasione della visita pastorale di mons. Innocenzo Sannibale si riunisce la Congregazione.

Furono presenti:

Bartolomeo Morelli

Mariano Rughi

Benedetto Panebianco

Paolo Morelli

Giuseppe Morelli

Bernardino Puletti

Giovanni Guidarelli

Appollinare Morelli

Giovanni Angeli

Salvatore Morelli

Callisto Cherubini

Pancrazio Coldagelli

Giovanni Frillici

Michele Richi

Bartolomeo Pace

Tommaso Coldagelli

Nella riunione, tra l’altro, viene nominato un amministratore unico per il prossimo triennio nella persona del sig. Bartolomeo Morelli. “Non ostante che il medesimo sig.r Bartolomeo sia affittuario dei beni della chiesa” il vescovo, avendo fiducia in lui, approvò tale nomina.

Il cappellano aveva diritto a 17 mine di grano, misura antica.

AVG, 25/22 fasc. 7

1888 luglio 10

Alcuni abitanti di Villa al vescovo di Gubbio.

“Eccellenza Rev.ma

                                                      Villa Col de’ Canali 10 Luglio 1888

La costruzione della chiesa della Villa Col de’ Canali per la grazia di Dio, della SS.a Madre, del Titolare Appollinare e della impareggiabile bontà dell’Ecc.za V. R.ma ha raggiunto il suo termine. Onde è che l’intera popolazione di detta Villa adunata in generale Congregazione e rappresentata dai qui sottoscritti Capi di famiglia, col più vivo desiderio dell’animo suo fa umile premura all’Ecc.nza V. perché si degni recarsi a benedirla il giorno 23 del corrente mese dedicato alle glorie del S. Titolare Appollinare.

AVG, 25/26, n. 7. 

1898 novembre 1

Verbale di adunanza dei capifamiglia di Villa Coldecanali.

Alla presenza di d. Domenico Palluconi, parroco di S. Marco di Costacciaro, si riuniscono “i Capi delle famiglie di detta Villa, alcuni dei quali rappresentati dai propri figli”. Si tratta dei sigg.ri:

28.  Angeli Ubaldo                                                      

29.  Bellucci Domenico

30.  Bellucci Giuseppe

31.  Bucciarelli Antonio

32.  Bucciarelli Giuseppe

33.  Bucciarelli Pietro

34.  Cinti Rodolfo

35.  Cinti Sante

36.  Cinti Tommaso

37.  Coldagelli Francesco

38.  Guidarelli Giovanni

39.  Mariucci Giovanni

40.  Mascolini Bernardino

41.  Mascolini Sante

42.  Morelli Amedeo

43.  Morelli Domenico

44.  Morelli Giovanni fu Paolo

45.  Morelli Paolo

46.  Pace Vincenzo

47.  Puletti Francesco

48.  Puletti Giovanni

49.  Puletti Salvatore

50.  Righi Domenico

51.  Righi Pasquale

52.  Rughi Agostino

53.  Rughi Mariano

54.  Viola Giovanni.

Si vota per eleggere l’amministratore. Viene nominato Ubaldo Morelli con voti n. 23[9].

Sono incaricati quali controllori Mariano e Pietro Bucciarelli[10].

AVG, 25/22 fasc. 7

Bibliografia e documenti essenzialmente consultati

  1. Congregazione dei SS. Dodici Apostoli, Regola della Congregazione, Preghiere e rituali, Lettera del 1689, Verbali delle adunanze dal 1674 al 1948, Archivio Vergari, per gentile concessione di Carlo Vergari;
  1. Cece, Fabrizio, Le origini del castello di Costacciaro e le più antiche notizie disponibili sulla chiesa di San Francesco, Gubbio 2006;
  1. Cece, Fabrizio, Villa Col de’ Canali e le sue chiese: appunti per una storia (ricerca inedita);
  1. Cece, Fabrizio, Le Chiese di Costa S. Savino: dalla seconda metà del Cinquecento alla seconda metà dell’Ottocento (ricerca inedita);
  1. Dormi, Ferdinando Maria (“Don Nando”), Brevi notizie sulla Confraternita della Buona Morte di Costacciaro (dattiloscritto inedito);
  1. Lupini, Ruggero Peppino, Storia di Costacciaro: antica e moderna – tradizioni popolari, Comune di Costacciaro 1999;
  1. Menichetti, Piero Luigi, Storia di Costacciaro (Castrum Costacciarii), Costacciaro 1984.

Appendice

Una testimonianza orale d’eccezione rivela com’era l’ex chiesa di Santa Croce di Costacciaro

Fino ai primissimi anni ’50 del XX secolo, come ben ricorda l’erudita insegnante costacciarola Anita Gambucci, si conservavano gli ex locali direttivi della Fraternita di Costacciaro, ovverosia della Confraternita del Gonfalone, dei Bianchi, o del Crocefisso, probabilmente insediatasi sul sito della più antica chiesa di Santa Croce o del Crocefisso.

Sulla facciata di quest’edificio, stando alla citata testimone oculare, si aprivano tre portali ad arco. Due, medioevali, identici ed a sesto acuto, costituiti da pietra calcarea del Monte Cucco, immettevano, scendendo qualche gradino, in due contigue, ma distinte e piccole aule chiesastiche, con tanto di altarini e pareti doviziosamente affrescate. Quegli stessi affreschi, poi, uno dei quali rappresentante un “Etterno Padre”, furono trasportati, a massello, in una sala dell’ex convento francescano di Costacciaro. Il terzo portale, più stretto, e meno appariscente degli altri, dava adito, per mezzo d’una scala stretta, ripida ed a gradini di pietra (che finivano con l’occupare quasi metà della via sottostante), al piano superiore, formato da uno stanzone, con volta a botte di mattoni. Il tetto di tale costruzione presentava una grondaia molto sporgente, come si può ancora osservare in tante antiche chiese medioevali.

Euro Puletti

Questioni aperte

Tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo risiedeva, forse, a Costacciaro, una famiglia di Frati Domenicani?

Come si chiamava la fraternità fondata, da Costacciaroli, tra il 1303 ed il 1314?

E’ possibile che la “Confraternita Nuova” vada identificata con la confraternita dei Bianchi?

Qual era lo stemma de La Bianca e quello dell’Ospedale di San Nicola?

Perché gli Ottoni di Matelica furono tanto legati alle due principali Confraternite costacciarole?

Secondo Fabrizio Cece: “il Conte Cesare Ottoni, Signore di Matelica, e i membri della sua famiglia,

fra cui sua figlia Livia, possedevano una casa di proprietà nel Castello di Costacciaro”.

[1] Don Julio de Pieragnolo da Constaciario: redattore, a partire dal 28 maggio 1531, dello statuto della Confraternita Nuova del Castello di Costacciaro, o Compagnia della Fraternita del Castello de Constaciaro, o Fraternita de Jesu, composto da tredici capitoli, mentre priori di tale sodalizio religioso erano Salvatore de Amico e Pietro de Barone. Lo statuto di tale confraternita fu approvato, confermato, dal Vescovo di Gubbio, Monsignor Mariano Savelli il 16 gennaio 1575.

 

[2] 1592, luglio 15:

Gaspar Johannis Peri de Costacciaro fa testamento e tra l’altro dispone che alcuni beni mobili ed immobili siano destinati “hospitali pauperum et fraternitatis Crucifixi detta la Fraternita de Bianchi”.

1500-1600

 

De hospitale in castro Costacciari.

In eccl.a S.mi Crucifixi annexa hospitali suprascripto

(S. Nicholay)

[3] 1592, luglio 15: Gaspar Johannis Peri de Costacciaro fa testamento e tra l’altro dispone che alcuni beni mobili ed immobili siano destinati “hospitali pauperum et fraternitatis Crucifixi detta la Fraternita de Bianchi”.

1500-1600, De hospitale in castro Costacciari. “In eccl.a S.mi Crucifixi annexa hospitali suprascripto” (S. Nicholay). L’Ospedale di San Nicola di Costacciaro aveva due sedi distinte, una, a più piani ed a diversi vani, situata presso la “Porta di San Marco”, ovverosia nelle vicinanze dell’attuale ufficio postale e l’altra posta nelle vicinanze della “Porta di San Donato”, ossia dell’odierno monumento ai caduti. L’ubicazione di tali edifici, a destinazione d’uso sanitaria, nei pressi delle porte d’accesso al castello, dove più intenso doveva essere l’andirivieni di pellegrini, non può essere considerata affatto casuale

[4] Il Menichetti, alle pp. 71-79 della sua pubblicazione su Costacciaro, ha riservato particolare attenzione alla trascrizione dei capitoli della “Confraternita Nuova del Castello di Costacciaro” datati 1531 e approvati da mons. Mariano Savelli, vescovo di Gubbio, il 16 gennaio 1575. E’ possibile che la “Confraternita Nuova” vada identificata con la confraternita del Crocifisso, detta poi del Gonfalone e quindi dei Bianchi?

[5] Felippo Valentini, Capitano di Costacciaro del XVII secolo, probabile discendente diretto di Stefano Valentini. Nel 1689, alla sua morte, lasciò erede il convento francescano di Costacciaro di 20 scudi di moneta ducale. Felippo Valentini viene già citato in un documento del 1625, come probabile capofamiglia, insieme a vari altri soggetti d’un qualche rilievo, fra i quali Donna Claudia Carboni, forse moglie, figlia o nepote di Ludovico Carbone. Il documento è firmato dall’allora Capitano del Castello di Costacciaro, Francesco Bonfatti (cfr. Fondo Com. Carteggio, busta 45).

[1726]

Risposte al questionario inviato a tutte le parrocchie da mons. Sostegno Maria Cavalli vescovo di Gubbio.

“Cap. 1°

In questa Parochia vi sono Chiese num. sette dentro le porte, due delle quali sono soggette a’ Padri di S. Francesco, cioè

-          la Chiesa Archipresbiteriale di S. Marco[5];

-          la chiesa delle Monache di S. Maria in Via Nuova;

-          la chiesa della Confraternita di S. Maria in Via Nuova;

-          la chiesa della Confraternita de’ Bianchi, o Confalone;

-          la chiesa della Misericordia, o Compagnia della Morte;

-          la chiesa della SS.ma Trinità;

Cap. 3°

Vi è un Ospitale dicono annesso alla Communità e di questo se ne darà notitia in foglio separato.

Vi sono due Confraternite cioè una sotto il nome del SS.mo Crocifisso o Confalone e l’altra della Morte e si riconoscerà il tutto di lor fogli separati.

Vi è una Congregatione chiamata di Dodici Apostoli eretta da Filippo Valentini nella chiesa del Crocifisso o Confalone che si vederà nel foglio sopradetto.

Vi è la compagnia del SS.° Sacramento, senza sacchi.

Cap. 11°.

Nella chiesa di S. Marco vi sono otto sepolture. Due sepolture per i sacerdoti e chierici. Tre della Compagnia del Carmine, due dell’ospidale et una de SS.ri Bernabei.

Vi è il cimitero con chiave e croce, annesso a detta Chiesa di S. Marco.

Nella chiesa della Compagnia della Morte vi è una sepoltura spettante alla Compagnia del Rosario.

[6] Don Pietro Carboni, membro della Congregazione dei SS. Dodici Apostoli di Costacciaro, e/o della Confraternita del Gonfalone (nei verbali delle sedute è, infatti, citata la Chiesa di Santa Croce), e probabile redattore del suo statuto. È possibilissimo che questi sia stato un parente di Ludovico Carbone o Lodovico Carboni.

[7] Dal proemio agli “Statuti della Venerabile Archiconfraternità del Confalone” di Roma. 

[8] Il Menichetti, alle pp. 71-79 della sua pubblicazione su Costacciaro, ha riservato particolare attenzione alla trascrizione dei capitoli della “Confraternita Nuova del Castello di Costacciaro” datati 1531 e approvati da mons. Mariano Savelli, vescovo di Gubbio, il 16 gennaio 1575. E’ possibile che la “Confraternita Nuova” vada identificata con la confraternita del Crocifisso, detta poi del Gonfalone e quindi dei Bianchi?

[9] A seguire Agostino Rughi con 2 voti.

[10] A seguire Giovanni Puletti con 4 voti.